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La Birra di Natale: il connubio tra la tradizione birraia e la magia natalizia

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Il Natale è una festa molto importante che coinvolge grandi e piccini. Se per i più piccoli l’evento natalizio è anche sinonimo di regali sotto l’albero, per i più grandi è una buona occasione di serate piacevoli e bollicine nel bicchiere. In Italia per l’appunto, terra di vini pregiati e gastronomia eccelsa, non può di certo mancare il ricorrente brindisi con lo spumante. Ma se tra i bicchieri di cristallo invece di un buon vino ci fosse una birra di Natale? Non è follia! Di birre speciali ne esistono a bizzeffe, di conseguenza non poteva mancare quella appositamente pensata per questo momento di tradizione e convivialità.

Indice

  1. La birra di Natale, uno stile che non è un vero e proprio stile
  2. La birra di Natale in Italia
  3. Considerazioni

La birra di Natale, uno stile che non è un vero e proprio stile

birra nel boccale con spezie

Con la crescita della cultura brassicola, anche l’Italia ha conosciuto la birra di Natale. Contrariamente a quanto si pensi, questo prodotto non rappresenta uno stile di birra, bensì una grande tipologie di birre che concedono libero arbitrio all’estro creativo del birraio. Tuttavia il BJCP, giusto per avere un’indicazione nei diversi concorsi di degustazione, colloca le Christmas Beers nella grande famiglia delle Winter Seasonal Beer, cioè birre invernali che non possono essere considerate un vero e proprio stile.

Detto ciò, è bene chiarire fin da subito che la birra di Natale non è l’ultima tendenza del moderno successo birraio. Questa birra speciale ha radici lontane e ben radicate, al punto che nei paesi dediti all’arte birraia viene considerata un simbolo e un rito improrogabile del periodo natalizio.

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Ad oggi uno dei paesi più annoverati nella produzione di Christmas Beers, e non solo, è senza ombra di dubbio il Belgio, che identifica queste specialità con l’appellativo fiammingo Kerstbier. Corpose e ben speziate con frequenti note di cannella, zenzero, cumino, miele e noce moscata, si accompagnano perfettamente ai dolci tipici del Natale, inoltre grazie alla loro complessità organolettica e al forte carico alcolico si fanno apprezzare anche come un piacevole dopo cena.

tappi bottiglia

Tra le proposte più rilevanti del mondo delle Christmas Beers belge ovviamente va ricordata la Stille Nacht di De Dolle, la Pere Noel di De Ranke, l’Avec Les Bons Voeux di Dupont e la Canaster di Glazen Toren. Ma potremmo parlare anche di Corsendonk Christmas della Corsendonk, di Kerst Pater Christmas del Brouwerij Van Den Bossche, di Gouden Carolus Noel della Brasserie Het Ankere e davvero tante altre.

Un po’ di storia…

L’origine delle Christmas Beers si colloca indicativamente nel lontano Medioevo, un periodo di grande evoluzione birraia in cui la birra era qualcosa in più di una semplice bevanda. Le prime produzioni riconducibili a queste birre erano denominante lambswool (letteralmente lana di agnello a causa della tipica schiuma che producevano), preparate con mele arrostite, miele, noce moscata e zenzero.

Questa tradizione inoltre sembrerebbe essere legata a quella del Wassaling, un’antica festa folcloristica del Natale inglese in cui veniva servita la coppa di wassail. Si trattava di una specie di vin brulè che alla base poteva avere anche birra o sidro, a cui venivano aggiunte mele arrostite e diverse spezie che gli conferivano un aroma molto pronunciato.

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La birra di Natale in Italia

birra di Natale

In un paese da sempre legato ai vini, primeggiare per la birra non è di certo una cosa così scontata. Tuttavia tra vini rari e spumanti pregiati, anche lo Stivale ha iniziato un timido approccio alla particolarità delle birre di Natale.

Sempre più reperibili rispetto a qualche anno fa, ottimi esempi di Christmas Beers italiane sono la 25 dodici 2016 di Birra del Borgo, la Venticinque/25 del Piccolo Birrificio Clandestino, la Nöel Chocolat del Birrificio Baladin e la Krampus 2009 del Birrificio del Ducato. Ovviamente le proposte italiane sono davvero tante, e il merito va fondamentalmente ai diversi microbirrifici artigianali. E’ grazie a queste piccole realtà birraie che la cultura italiana si è congiunta a quella di una tradizione secolare.

L’incontro tra i due mondi non ha potuto che giovare alla particolarità delle Christmas Beers, le quali onorando la tradizione nordica hanno abbracciano metodiche di affinamento più vicine alla consuetudine enologica nostrana. Un esempio di questo strabiliante connubio sono le pregiatissime birre di Natale, le quali attraverso una maturazione in botti di legno impreziosiscono i propri sapori e aromi regalando un viaggio sensoriale unico.

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Considerazioni

Kerstbier Festival
Kerstbier Festival

La birra di Natale ha un mondo decisamente a parte, che si discosta dai canoni comuni. Un mondo a cui cittadine come Essen hanno dedicato intere ricorrenze, come il grande Kerstbier Festival. Ma i paesi nordici non sono i soli a onorare tale specialità. Anche l’Italia ci mette del suo con l’introduzione di diversi appuntamenti, solitamente celebrati a dicembre, che da nord a sud della penisola omaggiano la birra di Natale, come il weekend d’Imbersago vicino Lecco.

Benché le feste e le varie ricorrenze rievocano il grande motore conviviale che ruota intorno a queste specialità, è giusto anche rispettare le Christmas Beers come dei veri e propri cimeli della civiltà.

Nel corso dei secoli si sono caratterizzati per sapore e aroma, risultando strutturalmente complesse e speziate. Si sono e continuano a distinguersi anche per il corpo, particolarmente corposo, e il grado piuttosto pronunciato (6-14 %vol). Tuttavia la vera essenza di queste birre potrebbe andare gradualmente in declino, a causa di stravolgimenti che potrebbero discostarsi dal tradizionalismo di questa bevanda.

mani adulto con mani neonato

Succede infatti che il massiccio uso delle tipiche spezie su cui l’aroma delle Christmas Beers ruota da sempre, potrebbe non rappresentare più un pilastro della ricetta. Il perché? Semplicemente a causa della grande voglia d’introdurre la novità, mutando di fatto le radici di queste birre.

Inoltre anche il grado alcolico, requisito che distingueva le Christmas Beers, non è così atteso. Il tutto è dovuto ancora al desiderio commerciale di emergere e distinguersi, introducendo di fatto una “triste” costante che potrebbe portare queste birre a una statica normalità.

Certe eredità del tempo vanno custodite e riprodotte nel rispetto della cultura che le ha coniate. Delle volte modificarle o stravolgerle, non fa altro che delineare una malinconica perdita d’identità!

Buona birra a tutti

Anche i bicchieri della birra hanno un senso

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Forse sarà un concetto ripetuto, ma il dettaglio fa la differenza! Nella birra questo concetto rappresenta le fondamenta del prodotto buono e bello. La birra per essere apprezzata fino in fondo va valutata sotto diversi fattori. L’aroma, la schiuma, il colore e il gusto. Ma un aspetto importantissimo spesso sfugge: il bicchiere. Nella birra anche i bicchieri hanno un senso, perché il “bello” va servito e apprezzato con i giusti mezzi.

I bicchieri della birra

Sembrerà una cosa scontata anche se in molti preferisco il modo nudo e crudo per degustare la birra. Tralasciano la classica “biretta” da spiaggia dove attaccarsi alla bottiglia fa quasi tendenza, la birra vuole il bicchiere.

Ma la scelta del bicchiere non è una casualità. In base al tipo di birra esiste un bicchiere apposito, che ha la funzione di esaltarne le qualità visive preservando quelle olfattive.

Una prima distinzione si ha in base al tipo di fermentazione. Le birre a bassa fermentazione prediligono bicchieri alti e stretti in modo da ridurre al minimo la parte esposta all’aria, preservando così il sottile aroma. Le birre ad alta fermentazione, grazie alla corposità e alla robustezza, richiedono dei bicchieri più arrotondati e svasati. Inoltre il particolare tipo di vetro favorisce lo scambio termino esaltando la qualità della schiuma.

La diversità dei bicchieri

La grande varietà di birre ha incentivato anche il settore dedicato ai bicchieri, offrendo esemplari diversi con specifiche differenti. Esistono infatti diverse tipologie di bicchieri che grazie a particolari forme avvolgono la birra come un vestito, incentivandone le qualità.

Pinta

Pinta
Pinta

La pinta è il bicchiere più semplice e comune dove viene servita la birra. La sua forma conica e la bombatura dopo il bordo sono caratteristiche specifiche per contenere la schiuma favorendo la cream. Questo bicchiere è maggiormente indicato per birre Ale Inglesi e Stout  Irlandesi.

Coppa

Coppa
Coppa

La particolare forma semisferica consente alla schiuma di avere un livello piuttosto basso, preservando ed esaltando gli aromi della birra. Il bicchiere a forma di coppa è perfetto per dare importanza a birre complesse e strutturate che hanno un aroma robusto, come quelle d’Abbazia e le Strong Ale Belghe.

Boccale

Boccale
Boccale

La forma robusta e il vetro spesso preservano la temperatura della birra, mentre la superfice larga e liscia mette in bella mostra il perlage della birra. La scelta del  boccale si dimostra azzeccata in birre con una carbonazione scarsa o media come le Pale Ale.

Tulipano

Tulipano
Tulipano

Il bicchiere a forma di tulipano è caratterizzato dal calice corto e arrotondato che presenta una svasatura sull’imboccatura. La particolare forma che ricorda i lineamenti di un tulipano lo colloca tra i bicchieri più versatili che meglio valorizzano l’estetica e l’aroma della birra, in particolare si presta per birre d’Abbazia e Pilsiner.

Calice a chiudere

Calice a Chiudere
Calice a Chiudere

E’ un calice sottile e liscio che grazie alla sua forma a chiudere permette lo sviluppo della schiuma, che cresce senza traboccare. La particolarità del vetro inoltre favorisce la splendida brina che tende a formarsi con lo scambio termico. Ottimo per servire Pils e Lager.

Boccale tedesco

Boccale tedesco (mass)
Boccale tedesco (mass)

E’ un boccale particolare realizzato con un vetro spesso per conservare la freschezza. La sua lavorazione valorizza la bollicina senza influire sulla schiuma. E’ un bicchiere adatto a qualsiasi tipo di birra, ma trova il suo migliore impiego con le Märzen e le Export.

Altglas

Altglas
Altglas

Bicchiere semplice largamente utilizzato per servire birra. Nella sua semplicità racchiude grande funzionalità. La particolare forma cilindrica allungata concede equilibrio alla schiuma. Adatto per birre ambrate Alt.

Balloon

Ballon
Ballon

Bicchiere dalla forma molto armonica che grazie alla sua estremità tendente a chiudere, esalta la schiuma. La superfice della bordo piuttosto ampia favorisce lo scambio termico. E’ particolarmente indicato per birre robuste che esaltano la corposità, come le birre da meditazione e le Strong Ale.

Conico

Conico
Conico

Bicchiere che dona l’idea d’importanza ma allo stesso tempo di classe ed eleganza. La forma conica con l’imboccatura più larga permette un maggiore controllo sulla schiuma. Particolarmente indicato per birre profumate come le danesi.

Biconico

Biconico
Biconico

Bicchiere famosissimo in ambito brassicolo dalla forma semplice e simpatica. La sua particolare fisionomia allungata che va a chiudere sul bordo, da una parte  agevola la formazione di schiuma e dall’altra fa si che si disperda rapidamente. Indicato per birre Kölsch, Altbier e Pils Belghe.

Kölschglas

Kölschglas
Kölschglas


Questo bicchiere (chiamato anche Kölner Stange) dalla forma stretta e allungata con capienza ridotta, è appositamente studiato per birre che hanno una scarsa stabilità di schiuma. Particolarmente indicato per le Kölsch.

Weizenbecher

Weizenbecher
Weizenbecher

E’ un bicchiere che presenta linee sinuose. La forma stretta che poi si allarga sull’imboccatura è studiata per consentire un maggiore controllo sulla schiuma abbondante. Tipicamente utilizzato per birre di grano, Blanche, Weizen e Weissbiere.

Flûte

Flûte
Flûte

Il Flûte è un bicchiere semplice dalle forme essenziali. La sua linea si presta a birre secche con una schiuma abbondante. Il vetro ideale per le basse temperature, esalta la condensa rendendo la birra ancora più invitante. Utilizzato generalmente per le Pils.

Stivale

Stivale
Stivale

Bicchiere dalla forma goliardica, utilizzato nelle iniziazioni delle confraternite studentesche tedesche. Non ha uno stile predefinito, ma si rivela un bicchiere difficile da maneggiare e soprattutto da bere.

Yard

Yard
Yard

Bicchiere goliardico simile ad una lampadina allungata. E’ utilizzato per lo più come “misura” in quanto un yard è la misura riferita alla quantità di birra contenuta nel bicchiere. Bere dallo yard è una tradizione usata nei pub diventata poi gioco, che consiste nel bere senza pause il più velocemente possibile. Data la provenienza inglese si presta alle deliziose Ale.

Buona birra a tutti

La birra e la donna

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La birra è una delle bevande più antiche che l’uomo abbia mai creato. Già dal Medioevo riscosse un notevole successo perché considerata il pane dei poveri. Nel corso dei secoli la sua notorietà non si è mai placata, diventando una delle bevande più conosciute e amate al mondo. Ma sulla birra esistono tanti falsi miti e leggende. Alcune avvolgono la sfera brassicola con un velo di fascino e mistero, altre invece si rivelano alquanto inappropriate. Tra queste “storie” primeggia quella che esprime il rapporto che la birra ha disegnato con la donna.

La birra e la donna

Nell’immaginario collettivo il termine birra viene generalmente affiancato al genere maschile, merito forse di antichi racconti e vecchi dipinti. Magari il ritratto di uomini che brindano con i calici alti colmi di birra, mentre la donna serviva col vassoio ai tavoli ha creato uno scenario piuttosto maschilista. Ma una bevanda come la birra non può essere attribuita solo ai muscoli e alla barba. Basta guardarsi intorno e scoprire quanto il gentil sesso sia attratto e legato alla soffice schiuma e al giocoso brio delle bollicine. Teoria tra l’altro supportata da studi e ricerche che denotano quanto la donna si sia avvicinata al mondo della birra. Non solo nel berla da intenditrice ma anche nel produrla da imprenditrice.

Oltre all’hobby casalingo molte donne hanno deciso d’investire il loro tempo aprendo birrerie e birrifici, che grazie al duro lavoro e ai continui sacrifici hanno contribuito in modo significativo alla crescita brassicola del bel paese. E’ il caso di Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini, proprietari e mastri birrai del birrificio M-C77. Ma come loro anche Monica Castagnero titolare dell’omonimo birrifico insieme a Mattia Soster (birraio collaboratore), rendono omaggio al connubio tra la donna e la birra italiana. Non sono da meno Francesca Lara del birrificio Lara insieme a Gianni Piroddi entrambi mastri birrai che portano avanti l’estro femminile nelle birre della bellissima Sardegna.

Questi sono solo alcuni nomi dei birrifici che vedono la donna come figura chiave nella produzione della birra. La lista è lunga e in continua crescita. Ogni anno viene aggiornata con nuovi punti di riferimento che da nord a sud dello stivale regalano perle brassicole di grande prestigio.

Da nord a sud

Da nord a sud, l’Italia ha offerto e continua ad offrire molto spazio alle donne imprenditrici. Giulia Bonacina e Alessandro Andreotti del birrificio Dulac di Galbiate (LC), che con fermezza si sono imposti l’obiettivo di divulgare la cultura birraia. Elisa Lavagnino della Taverna del Vara produttrice di birre inglesi a La Spezia (SP), con la missione di “produrre birre che profumino di Val di Vara”.

Silvia Facci del birrificio FACCIDABERE a Bussolengo (VR), continua a coltivare la passione per la birra artigianale grazie a ricette che rispecchiano la sua personalità. Chiara Taranta col suo birrificio Turris di Borgo Val di Taro (PR), che grazie alla passione per la terra e la voglia di sperimentare incentiva la genuinità della birra made in Italy.

Giovanna Merloni gestore del birrificio I Beer di Fabriano (AN), che omaggia la birra con la celebre frase di B. Franklin “la birra è la prova che Dio ci ama e vuole che siamo felici”. Vittoria Ancona una delle prime mastro birraio del birrificio Eclipse di Taranto (TA), che con “innovazione e tradizione” propone le sue birre frutto del coraggio e della caparbietà della donna.

Oltre lo stivale: la birra e la donna

La caparbietà brassicola femminile non si ferma ai soli confini italiani, nel mondo la donna regala grande prestigio alla birra. Basti pensare a Anne-Françoise Pypaert, prima donna mastro birraio in un monastero trappista, che nel 2014 la vede come responsabile nella sala cottura della leggendaria Orval. Per non parlare poi di Wanda Kuchla. Rinomata sommelière svizzera della birra, che vanta la certificazione di “CERVOISIER”, ossia di figura esperta nel mondo della birra. Inoltre è tra i 18 Cervoisiers al mondo che vantano la certificazione ottenuta presso l’Università della Birra in Italia.

Considerazioni

Risulta evidente quanto il rapporto tra donna e birra sia particolarmente armonioso. La minuziosa cura e la continua tenacia nella realizzazione di un sogno hanno messo in risalto le donne della birra, meritando grande soddisfazione e apprezzamento. Per cui è doveroso dare tutto il ringraziamento possibile alla mano femminile che ha contribuito, contribuisce e contribuirà a dare sempre più luce e prestigio al boccale di birra.

Buona birra a tutti

 

Quando fare la birra in casa?

La passione che muove la voglia di fare birra non conosce limite. Quando si pensa al fare birra in casa, poco importa se fuori dalla pentola faccia caldo o freddo, l’importante è finire la cotta e fermentare il mosto. Ma la birra nella sua semplicità cela un mondo particolarmente tecnico in cui i dettagli fanno la differenza. Un aspetto molto importante è  la gestione della temperatura, che  determina buona parte del processo brassicolo.

Quando fare birra in casa?

La temperatura accompagna tutte le fasi della produzione brassicola, dall’inserimento dei grani in pentola fino alla maturazione delle bottiglie. Solitamente la sua gestione durante la cotta avviene in modo ottimale, ma ciò che diventa poco controllabile è quello che succede quando si chiude il fermentatore. Infatti è in questo passaggio che bisogna monitorare costantemente a che temperatura lavora il lievito e se il caso lo prevede intervenire. D’inverno basta avvolgere il fermentatore con una coperta per guadagnare qualche grado, ma d’estate?

D’estate intervenire sul fermentatore è complicato, in quanto il caldo incide pesantemente sulla temperatura di fermentazione. La cattiva gestione sulla temperatura andrà a compromettere inevitabilmente il lavoro del lievito provocando difetti importanti sulla billa finita. Dunque bisogna pensare che esista una correlazione tra stagionalità e quando fare birra in casa?

La risposta è si! O meglio esiste un periodo più indicato per fare birra, in quanto nei mesi maggiormente freschi è più semplice gestire la temperatura.

Quindi bisogna interrompere la birrificazione nel periodo estivo? Molti homebrewing lo fanno! Ma esistono alcuni rimedi che permettono la birrificazione in estate, anche quando fuori dalle mura domestiche ci sono 40°C.

I rimedi su come fare birra in estate

La fermentazione per essere portata a compimento senza grossi impicci, richiede una temperatura bassa e costante. Ovviamente il top per ogni homebrewer sarebbe avere un posto fresco e asciutto che non venga influenzato dalla temperatura esterna, come una cantina. Il problema è che non tutte le case sono provviste di questo luogo perfetto per l’homebrewing, quindi il casalingo-brassicolo dovrà rimboccarsi le maniche e aguzzare l’ingegno. Esistono a tal proposito delle soluzioni che sull’onda del fai da te centrano alla grande l’obiettivo, senza un grosso dispendio economico.

Scatola Refrigerante
                

 Scatola Refrigerante

Un sistema piuttosto rudimentale ma che fa il suo dovere! Consiste nella costruzione di una scatola in materiale isolante (il polistirolo è particolarmente indicato). All’interno di questa scatola ci sarà un ricambio continuo di bottiglie ghiacciate (meglio se di plastica in quanto il vetro rischia di rompersi con lo sbalzo termico). L’utilità delle bottiglie è quella di abbassare la temperatura che verrà mantenuta fresca grazie all’ambiente termo-isolato. Una soluzione sicuramente spartana ma di basso impatto economico!

Camera di fermentazione

Camera di Fermentazione
 

Un altro sistema per poter fare birra nei mesi più caldi e quindi fermentare ad una temperatura più bassa rispetto all’esterno è la costruzione di una camera di fermentazione. Questo metodo rispetto al precedente è un più laborioso, ma la gestione della temperatura sarà più accurata. Per costruire una camera di fermentazione si necessita di un vecchio frigo o congelatore. Di solito su internet è abbastanza semplice procurarli (anche in modo gratuito), considerando che quando questi elettrodomestici cominciano a raffreddare poco vengono buttati.Per un homebrewer un elettrodomestico così sarebbe l’ideale.

Una volta procurato l’elettrodomestico bisognerà acquistare un termostato. L’intenzione sarebbe quella di impostare una temperatura sul termostato che andrà a gestire il controllo sull’elettrodomestico. Una volta che la temperatura sarà raggiunta, il frigo/congelatore riceverà l’impulso di fermare l’erogazione di freddo e  riprenderla solo e soltanto quando la temperatura all’interno della camera sarà più alta di quella impostata sul termostato.

Considerazioni

Nonostante nella fermentazione il lievito faccia il grosso del lavoro, la temperatura è fondamentale per la buona riuscita della birra. Ma è bene sapere che esistono determinati lieviti che riescono a fare una buona fermentazione anche a temperature più alte. Ovviamente la scelta del lievito varia in funzione dello stile e non della temperatura, ma alcuni di essi si rivelano ottimi alleati riuscendo a lavorare anche a temperature di 30-32°C. Uno di questi è il Mangrove Jack’s M29, indicato per lo stile Saison che lavora dai 26 ai 32 °C.

Buona birra a tutti

La birra in gravidanza e miti da sfatare

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Sulla birra esistono tantissime dicerie. Delle volte si fondano su basi solide e veritiere. Altre volte invece sono delle burle che nel corso degli anni si sono trasformate in vere e proprie perle di saggezza, contrapponendosi ad ogni criterio logico e scientifico. Precisando che questo non è un portale scientifico, ma solo un mezzo di condivisione della cultura birraia, si rivela interessante fare luce su alcune parabole brassicole che vagano tra la popolazione da centinai di anni. Una tra tutte dice che la birra in gravidanza faccia bene.

La birra in gravidanza

La gravidanza è un momento particolare, in cui ogni neo-mamma acutizza l’attenzione sulle piccole cose quotidiane che possono fare bene o meno alla nuova nascita. A prescindere dal comportamento primordiale, in cui la parte genitrice matura una protezione verso la vita che si porta in grembo, accade spesso che gli usi e le consuetudini “del fare azioni in gravidanza” possano portare in confusione. Infatti capita spesso di sentire novelle tramandate da generazione in generazione, dove il fare una determinata azione giovi alla salute della mamma e del nascituro. Tra le tante ne spunta una che sicuramente merita molta attenzione: “bere birra in gravidanza fa bene, aiutando inoltre la stimolazione sulla produzione di latte”.

Per confermare o sfatare questo mito, bisogna analizzare di che cosa si compone la birra. Di sicuro si sa che la birra è fatta dal malto (cereale maltato), dal luppolo (fiore appartenente alla famiglia delle cannabinoidi), lievito (componente chiave della fermentazione), probabili spezie (aiutano la parte aromatica), alcol (derivato della fermentazione).



Prendendo in esame questa sfilza di componenti sicuramente l’attenzione si concentra su due:

Il luppolo, nonostante la provenienza dai cannabinoidi, ha proprietà benefiche. Esso è un ottimo antiossidante e un calmante. Ovviamente non è appropriato a chi assume farmaci antidepressivi! Ma questo tutto sommato non è un elemento dannoso ai fini di una gravidanza. Discorso differente invece è per l’alcol.

La SIGO

La SIGO (Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia) sul suo blog ha pubblicato un importante articolo riferendosi proprio all’alcol in gravidanza. Riassumendo ne viene fuori che l’uso di alcol non è un toccasana per il feto. Il perchè deriva dal fatto che il feto si nutre da ciò che la madre decide d’ingerire. L’assunzione di alcol, se per la mamma comporta un momento di svago, per il feto si trasforma in elemento di disturbo in quando incapace di difendersi. Da ciò potrebbe scaturire una possibile causa di danni. Danni che in base alla quantità e alla gravità si concretizzano in:

  • FAS (Fetal Alcohl Syndrome), sindrome fetale alcolica;
  • ARND (Alcohol-Related Neurodevelopmental Disorder), disturbi dello sviluppo neurocomportamentali alcol correlati;
  • ARBD (Alcohol-Related Brith Defects), difetti alla nascita alcol correlati.

E’ giusto dire comunque, che non esiste nessuna correlazione che una donna consumando una birra saltuariamente vada in contro a tali rischi. Ma al momento non esiste nemmeno una quantità minima di alcol che possa garantire di non incorrere in tutto ciò. Per cui nell’evitare anche la più remota possibilità di causare danni al nascituro, è bene scongiurare l’azione dannosa dell’alcol e quindi evitarne l’uso, dal concepimento fino a tutta la fase dell’allattamento.

Fonte: DONNE: Come eliminare qualsiasi rischio inevitabile

Considerazioni

Non sono un medico, per cui è sempre meglio rivolgersi ad uno specialista, lasciando ad internet il tempo che trova. Ma quando si progetta di avere un bambino è bene considerare tanti fattori. Il primo tra tutti è il senso di responsabilità! La gravidanza è un miracolo della vita, che va vissuto a 360 gradi. Nel massimo della gioia ma con riguardo, perché è una fortuna trovarla. Nonostante la birra faccia bene a tante altre cose (se bevuta con moderazione), in dolce attesa è meglio evitarla.

Buona birra a tutti (non in gravidanza) 🙂

 

Goose Midway SESSION IPA

Si ritorna a parlare di birre! Questa è la volta di una birra che facendo riferimento allo stile particolare, va in contrasto con la filosofia del continente da cui proviene. Una birra ribelle dunque? Tutt’altro! Con eleganza e dolcezza fa sfoggio delle sue qualità. Naturalmente si sta parlando della Goose Midway Session IPA.

Goose Midway Session IPA

La prerogativa americana per cui, le migliori birre sono solo quelle che hanno “il tutto di più”, viene ribaltata e rivalutata da una birra che si fa “piccola e leggera” d’innanzi ai colossi stelle e strisce. La Goose Midway SESSION IPA non colpisce per il grado alcolico o per l’incredibile amaro pungente, ma trasforma il suo animo elegante e gentile in un cavallo di battaglia difficile da domare.

A fare il promotore del “contraddittorio” è il birrificio di Chicago fondato da John Hall, il Goose Island. Da sempre il Goose Island è stato artefice di birre straordinarie, ma con  la sua Session IPA ha dato vita ad una rivoluzione brassicola in un paese dove il luppolo e il grado alcolico hanno fanno da padrone. Basti pensare allo stile APA (American Pale Ale), dove il luppolo viene aumentato per imprimere un carattere ancora più spinto rispetto alla cugina inglese (IPA)!

Ma senza divagare troppo, la Goose Midway SESSION IPA, si presenta al bicchiere con uno splendido biondo tendente all’arancio. Il colore si accompagna ad un timido cappello di schiuma bianca, non troppo pronunciato che conserva ugualmente una buona persistenza.

Al naso questa birra riporta alle chiare origini luppolate che sprigionano una particolare complessità. L’inconfondibile aroma agrumato si lega a quello dolce del caramello, smorzato da note resinose e sentori di pompelmo.

La complessità prosegue anche al gusto. Il malto che regala sapori morbidi di biscotto e caramello, incontra il frizzante gusto agrumato che fa da sipario a note di limone e pompelmo. Questo particolare connubio di sapori regala un equilibrio che in bocca si trasforma in una bevuta leggerezza, dissetante e appagante.

Considerazioni

Come anticipato, questa birra rispecchia a pieno l’essenza dello stile Session IPA. Trova la forza nel gusto dei suoi ingredienti, che sostenuti da un corpo leggero, un amaro medio-basso e una perfetta bollicina, non lasciano spazio all’alcool di 4,1 %vol. Dunque una birra perfetta, sia da bere in compagnia che singolarmente nelle giornate più calde. Ovviamente con la dovuta moderazione. 🙂

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Accostamenti

La Goose Midway SESSION IPA, grazie al suo particolare sapore e al finale dolce, vede un perfetto abbinamento con in formaggi. Meglio se stagionati!

Buona birra a tutti.

Giornata nazionale della birra

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La passione di bere un buon boccale di birra che richiami “l’originalità e la genuinità” ha ispirato in tanti appassionati, la voglia di una produzione casalingo-brassicola. L’homebrewing nel corso degli anni, ha conosciuto una crescita senza eguali, conquistando anche il cuore di tanti italiani. Per onorare questo fantastico hobby, dandogli una veste tricolore, si terrà la giornata nazionale della birra.

La passione per l’homebrewing

L’italia è un paese bellissimo ricco di cultura e gastronomia. Fin da sempre il bel paese è stato rinomato in tutto il mondo per la qualità dei suoi prodotti e per l’eccellenza dei suoi vini. Ma attraverso le profonde radici mediterranee, la birra ha saputo scorrere tra le vene dello stivale, conquistando tanti italiani.

Oggi, l’homebrewing in Italia conta migliaia di appassionati, i quali attraverso associazioni ed eventi, hanno centrato l’obiettivo di divulgare la cultura brassicola. Obiettivo non semplice, se si considera la tradizione di un paese in cui 10 anni fa, la birra era vista solo come una semplice bevanda.


Movimento Birrario Italiano

Una delle associazioni più importanti, a cui va il merito di tanta divulgazione brassicola è il Mo.B.I. (Movimento Birrario Italiano). Il Mo.B.I., associazione sempre in fermento, organizza ogni anno eventi e campionati con l’intento di riunire e mettere alla prova le qualità dei birrai casalingo-brassicoli di tutta Italia. A tale scopo, l’associazione ha pensato ad un evento che fosse d’importanza nazionale. Coinvolgendo contemporaneamente il maggior numero di homebrewers in una mega-cotta!

La giornata nazionale della birra

La giornata nazionale della birra, in realtà non è una novità di questo 2019, ma negli anni passati conta altre 9 edizioni. La manifestazione nel corso degli anni ha trovato un notevole successo, coinvolgendo sempre nuovi partecipanti e spingendo il Mo.B.I. a trasformare l’evento in un vero e proprio appuntamento annuale.

Come ogni anno, viene scelto uno stile brassicolo in cui gli homebrewers si dovranno dilettare, condividendo il maggior numero di foto e video sui social. L’intento è quello di fare una cotta in contemporanea, in una giornata che prenderà il via Domenica 27 ottobre 2019. L’orario non è un problema, l’importante è birrificare in giornata!

A chi si rivolge l’evento?

La giornata della birra è rivolta a tutti gli homebrewers e a tutte le associazioni, iscritti/e o meno al Mo.B.I. L’evento è pensato su scala nazionale, quindi maggiore sarà numero dei partecipanti e maggiore sarà l’impronta tricolore della manifestazione. La cotta può essere gestita da soli o in gruppo e in qualsiasi luogo si desideri.

Come fare a partecipare?

Partecipare è semplicissimo! Nel mentre che la cotta prenderà vita, basterà condividere foto e video partecipando al Mo.B.I. contest come viene indicato sulla pagina Facebook dell’associazione. Il vincitore potrà portarsi a casa una delle pubblicazioni Mo.B.I. a scelta tra quelle a catalogo. Inoltre la birra prodotta potrà essere presentata ad una tappa del concorso Mo.B.I. (tappa “Megacotta”).

Quale tecnica utilizzare?

Per questa giornata è consentita qualsiasi tecnica. Quindi che sia Estratto Luppolato, E+G oppure All Grain (videotutorial), l’importante sarà birrificare! Se hai dubbi su cosa possa servire per realizzare la birra con queste tecniche clicca qui.


La ricetta prescelta

Quest’anno la ricetta prevista sarà una Ordinary Bitter.

  • Densità OG: 1038;
  • Densità FG: 1008-1010;
  • Colore EBC 18.

PERCENTUALE DI MALTI DA UTILIZZARE:

  • 94% Golden promise;
  • 6% Crystal 150L.

IBU 26 DA OTTENERE CON:

  • aggiunta a 60 min di East Kent Golding;
  • aggiunta a 10 min di 0,5 g/L di East Kent Golding.

PARAMETRI DI BOLLITURA

  • Bollitura 75 minuti.

AMMOSTAMENTO

  • Monostep di 90 minuti a 66°C;
  • Rampa;
  • Mash out a 77°C.

SPARGING: con acqua a 78°C fino a raggiungimento del volume tale per cui a fine dei 75 min di bollitura la densità OG sia 1038.

FERMENTAZIONE

  • Temperatura inoculo lievito: 16°C;
  • Tipo di lievito (liquido o secco) a scelta tra: WLP002, WLP023, WL1469 WestYorkshire, LALLEMAND WINDSOR BRITISH ALE, SAFALE S04;
  • Temperatura di fermentazione: 18°C;
  • Note: La fermentazione si conclude quando si stabilizza ad una densità finale tra i 1008/1010 a seconda del ceppo utilizzato (attenuazione ideale al 72%).

Ricetta riportata dalla pagina ufficiale dell’evento.

I kit per la giornata nazionale della birra

Anche Birramia presiederà all’evento! Da sempre partner solido e affidabile al fianco degli homebrewers. Per tale occasione è stato pensato un kit con tutto il necessario per realizzare la ricetta. Oltre alla tecnica All Grain, il kit può essere richiesto anche come estratto luppolato o come E+G.

  1. Kit estratto luppolato: Nano Malt Bitter, Absolute Malt Bitter Beer, Urban Liverpool Bitter Ale, Extreme Orange Best Bitter, Cosmica Marte per birra Yorkshire Bitter, Mitica Efesto per birra Best Bitter;
  2. E+G: Birra Bitter, American Bitter;
  3. All Grain: English Bitter.

Inoltre Birramia premierà tutti coloro che acquisteranno un kit di Ordinary Bitter, con un omaggio di 5 € da spendere nel prossimo ordine di almeno 50 €. Tutte le info nella pagina dedicata da Birramia all’evento. (clicca quì).

Non ci sono scuse per non partecipare alla GIORNATA NAZIONALE DELLA BIRRA. Diamo un segno solido di nazionalità e di attaccamento ad un hobby fantastico. Chissà, magari ci faranno sopra anche un inno! 😛

Buona birra a tutti.

 

 

 

I batteri Lattici

Il mondo della birra ruota attorno un pilastro chiamato Saccharomyces. Ma esiste una dimensione parallela spesso scongiurata, perché nella maggiore sinonimo di difetto, che suscita un certo fascino per tutti gli amanti della birra. Si parla di birre che hanno un carattere particolare generato da qualcosa che va oltre il “classico” lievito. Si parla di birre acide frutto di batteri lattici e lieviti selvaggi.

La birra acida

“Premetto che non sono un chimico ne un biologo, mi appassiona il mondo della birra! Essendo un autodidatta, attraverso lo studio ho cercato di approfondire il mondo dell’homebrewing per vedere nuovi orizzonti in questa passione condivisa da tanti.”

L’idea che le birre acide abbiano un mondo a sé, è risaputo! Alcune delle migliori birre vengono scolpite non dal classico Saccharomyces, ma da batteri lattici e lieviti selvaggi, capaci di restituire aromi unici nonostante portino con se un velo oscuro in cui ancora l’uomo ha molto da studiare.

Dei lieviti selvaggi (Brettanomyces) si era già discusso in precedenza. Hanno la capacità di restituire aromi molto forti, con un’attenuazione molto spinta, ma in presenza d’ossigeno rilasciano acido acetico. Sostanzialmente però i brettanomyces non sono i responsabili del tanto ricercato “acido”, fattore importantissimo su alcuni stili di birra come le weiss, le saison e le gose.

Il complesso fattore acido dunque, non proviene dai Brettanomyces ma dai batteri lattici. L’universo dei batteri lattici è così vasto, che ad oggi si apprendono continue novità.

I batteri lattici

I batteri lattici sono microrganismi capaci di generare, dalla metabolizzazione degli zuccheri, acido lattico. Essi riescono a moltiplicarsi anche in assenza di ossigeno e alcuni a sopravvivere in condizioni di PH estremamente acido (3 punti). Questi non si limitano solo all’ambito brassicolo, ma trovano lago impiego anche su formaggi, foraggi e prodotti da forno. Si dividono in 5 generi:

  1. Lactobacillus;
  2. Lactococcus;
  3. Streptococcus;
  4. Leuconostoc;
  5. Pediococcus.

L’applicazione dei batteri lattici nel mondo brassicolo trova un legame grazie al metabolismo che caratterizza questi microrganismi. L’acido lattico, elemento fondamentale per alcuni stili brassicoli, viene fornito da questi batteri attraverso due diversi metodi di metabolizzazione degli zuccheri. La modalità di metabolismo, divide i batteri lattici in due categorie:

  • omofermentativi;
  • eterofermentativi.

La categoria omofermentativa raggruppa tutte le specie di batteri, che attraverso la metabolizzazione degli zuccheri restituiscono quasi esclusivamente acido lattico.

La categoria eterofermentativa raggruppa le specie di batteri, in cui la metabolizzazione oltre a restituire acido lattico, rilascia anche etanolo e acido acetico.

Sebbene il mondo dei lattici  sia estremamente vasto, l’attenzione che ha suscitato in ambito brassicolo, non comprende tutti i generi elencati in precedenza, ma si focalizza principalmente sui Lactobacillus e i Pediococcus.

I Lactobacillus

La famiglia dei Lactobacillus conta attualmente 150 specie, a differenza dei Saccharomyces che ne conta 20 e dei Brettanomyces che ne conta 10. I Lactobacillus sono dei batteri dalla forma bastoncellare, che riuscendo a lavorare sia in presenza che in assenza di ossigeno, fermentano gli zuccheri e restituiscono acido lattico. Questi batteri si dividono a sua volta in 3 sottogruppi:

  1. Omofermentativi obbligati: Sono i Lactobacilli che attraverso il loro metabolismo rilasciano quasi esclusivamente acido lattico. Una delle loro peculiarità è la produzione di aromi fruttati. Tra questi spuntano: L. delbrueckii, L. acidophilus e L. helveticus;
  2. Eterofermentativi facoltativi: Sono i Lactobacilli che fondamentalmente rilasciano acido lattico, ma in carenza di zuccheri sono in grado di produrre anche acido acetico, etanolo e acido formico. Tra questi si trovano: L. plantarum (molto attenuante), L. casei, L. paracasei, L. pentosus.
  3. Eterofermentativi obbligati: Sono i Lactobacilli che oltre al rilascio di acido lattico, restituiscono incondizionatamente anche acido acetico e anidride carbonica. In questo gruppo si hanno: L. fermentum, L. brevis, L. collinoides, L. hilgardii, L. fructivorans.

I Pediococcus

I Pediococcus sono microrganismi a forma di cocco, con un metabolismo omofermentante. Sono batteri contaminanti della birra che riescono a spravvivere a un PH particolarmente acido (3,5). Il più diffuso è il P. damnosus.

Considerazioni

Durante l’approfondimento di questo tema particolarmente angusto, un grosso contributo è offerto da un portale che si occupa dello studio sull’applicazione controllata di questi batteri. Il sito lattici nella birra specializzato in questo settore, si occupa dell’estrapolazione di ceppi lattici, combinando in un unico prodotto sicurezza, facilità e velocità.

L’uso di questi batteri, se fatto in modo controllato, sicuramente può essere fonte di grande soddisfazione. Il loro operato può regalare birre con aromi e sapori unici, derivanti da un mondo che aspetta solo di essere scoperto.

Buona birra a tutti

Come iniziare a fare birra in casa?

Il dettaglio fa la differenza, questo è risaputo! Ma a volte il dettaglio è talmente scontato che rimane silente nell’angolo più sperduto dell’inconscio. Quando s’inizia al pensare di fare birra, sembra tutto facile e a portata di mano, ma non è sempre così. Capita spesso di pensare a tutto, anche a cose che inizialmente lasciano il tempo che trovano, dimenticando così di chiedersi la cosa più importante: Come iniziare a fare la birra in casa? Vi anticipo che al termine dell’articolo lascerò il link del video Youtube in cui ti parlo di questo argomento. Ma prima leggetevi l’articolo. 🙂

Indice

  1. Come iniziare a fare la birra in casa?
  2. Considerazioni

Come iniziare a fare la birra in casa?

Una domanda che sicuramente ha già la risposta, ma per esperienza conosco bene la prassi: “tutto è pronto ho l’ultimo marchingegno per brassare, niente può impedire di fare pasticci…” ma è proprio qui che casca l’asino!

Fare birra in casa è un processo che va fatto in modo graduale e schematico. Avere fretta di “fare” e soprattutto di “strafare” non è la mossa giusta. Inutile iniziare acquistando attrezzatura che non useremo mai perché troppo impegnativa. Come sarebbe inutile spendere un fiume di denaro per acquistare l’ultimo ritrovato della scienza, quando non si conosco nemmeno le basi per cui un mosto si trasforma in birra.

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Prima ancora di pensare “al fare birra“, bisognerebbe riordinare le idee e concentrarsi su quale tipo di tecnica applicare, in quanto ogni metodo comporta investimenti diversi, con livelli crescenti di difficoltà. Per l’appunto, la birra in casa può essere fatta con:

  •  l’estratto luppolato;
  •  l’E+G (estratto+grani);
  •  La tecnica All Grain.

Ogni tecnica comporta spese iniziali differenti che, per un birraio alle prime armi che non sa ancora se continuare il proprio percorso brassicolo, possono fare la differenza. Vediamo nel dettaglio l’occorrente per ognuna delle tre tecniche.

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Tecnica da estratto luppolato

Della tecnica da estratto luppolato si è ampiamente discusso in un articolo passato (se te lo sei perso clicca qui). Riassumendo, grazie a questa tecnica è possibile realizzare la birra attraverso un kit bello e pronto. Il birraio dovrà solo diluire il kit in acqua calda e inoculare il lievito.

Attraverso questa tecnica sarà possibile ottenere una buona birra con una spesa iniziale molto contenuta. Il materiale necessario sarà:

malto pronto

Il risultato è assicurato! Con un margine di errore piuttosto basso. Ovviamente la semplicità di questo metodo non deve sminuire la sanificazione, che dev’essere fatta sempre in modo impeccabile.

Tecnica E+G (estratto+grani)

Anche per questa tecnica si era discusso in precedenza (se ti sei perso l’articolo clicca qui). La tecnica E+G, rispetto a quella descritta sopra, è leggermente più complessa, in quanto offre al birraio la possibilità di compiere più azioni. Per questo metodo il budget previsto sarà un po’ più alto, rispetto all’estratto luppolato, perché si dovrà acquistare ulteriore attrezzatura. Si necessiterà di:

estratto di malto

Ma perché l’acquisto di questa ulteriore attrezzatura? Nella tecnica E+G, il birraio dovrà provvedere all’inserimento prima dei malti e poi dell’estratto.

Una volta che l’ammostamento sarà terminato si procederà all’introduzione dei luppoli, che richiederanno una bilancia per essere pesati. Completato questo passaggio si andrà a inoculare il lievito nel fermentatore. Raccomando anche in questo caso la sanificazione!

Tecnica All Grain

La tecnica All Grain è la più complessa ed elaborata tra le tecniche (clicca qui). Questo metodo richiede una maggiore esperienza e un investimento iniziale più consistente, in quanto prevede l’acquisto di svariate attrezzature che serviranno per la buona riuscita della cotta.

Per affrontare la tecnica All Grain nei migliori dei modi, il birraio dovrà attrezzarsi di molta pazienza e della giusta attrezzatura. In particolare serviranno:

malto in grani

Sicuramente la tecnica All Grain è molto elaborata, ma il risultato che ne determina è nettamente superiore alle altre metodiche di realizzazione della birra fatta in casa. L’All Grain sintetizza i passaggi del processo brassicolo di un vero birrificio, rendendo possibile l’interazione dell’homebrewer con tutte le dinamiche che determinano la birra finita.

Anche per questo metodo la raccomandazione è sempre la stessa, sanificare bene!. Se vuoi saperne di più, scopri come si fa e quali prodotti servono. 

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Considerazioni

Iniziare a fare birra in casa può regalare tanta soddisfazione e diventare una grande passione. L’inizio potrebbe risultare un po’ confusionario, perché ci sono molti fattori in gioco. Ma una volta superato il primo imbarazzo, tutto sarà più semplice!

Rinnovo l’invito a ponderare bene la tecnica di partenza, per evitare spreco di risorse e sperpero inutile di denaro. A tal proposito sarebbe bene considerare l’acquisto di materiale in plastica.

Sebbene la plastica a lungo andare risulti scomoda e qualitativamente inferiore all’attrezzatura inox darà modo, senza aver speso un patrimonio, di capire se si è disposti o meno ad entrare nel mondo dell’homebrewing non più come spettatori ma come protagonisti.

Vi allego il video che troverete sul canale Youtube a cui potrete iscrivervi per non perdere i Video-Aggiornamenti de “Il Birraio Matto”

Buona birra a tutti.

Ottobre: il mese della birra e dell’Oktoberfest

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L’appassionato di birra lo sa bene! Pronunciando la parola Ottobre gli occhi prendono la forma dei calici di birra. Ottobre infatti è da molti considerato il mese della birra, grazie al famosissimo Oktoberfest che si tiene a Monaco di Baviera.

Indice dei contenuti

    Ottobre: l’Oktoberfest e il mese della birra!

    L’Oktoberfest, in italiano “festa di ottobre”, è una famosissima fiera che si tiene a Monaco di Baviera in Germania. È l’evento più importante della città, nonché la fiera più grande al mondo. Nonostante il nome lo riconduce al mese di ottobre, ufficialmente la festa incomincia le ultime due settimane di settembre e prosegue fino alla prima domenica del mese di ottobre.

    oktoberfest

    La manifestazione si tiene in un’area chiamata Theresienwiese dove prendono parte i più famosi birrifici bavaresi (Paulaner, Spaten, Hofbräu, Hacker-Pschorr, Augustiner, Löwenbräu) autorizzati a produrre birra per l’occasione.

    L’apertura dell’Oktoberfest, dal 1950 in poi, ha inizio con la solenne cerimonia a cura del sindaco di Monaco, con cui a colpi di martello deve inserire un rubinetto nella botte inaugurale. Una volta che il rubinetto è inserito, apre le danze con la celebre frase O’Zapft is! Auf eine friedliche Wiesn! (tradotta “È stappata! Che sia una bella festa!”).

    Oltre ai fiumi di birra, negli stand, è possibile consumare anche del cibo che ovviamente richiama la tradizione bavarese. Infatti è possibile degustare salsiccie, Hendl (pollo allo spiedo), Sauerkraut (crauti), e il famosissimo stinco di maiale bavarese.

    Un po di storia…

    L’Origine dell’Oktoberfest risale al periodo delle nozze tra il principe Ludwing e la principessa Therese il 12 ottobre 1810 a Monaco. Nell’occasione delle nozze si tennero numerosi festeggiamenti tra cui una corsa di cavalli ideata da Andrea Michele Dell’Armi, che venne in seguito replicata ogni anno raggiungendo sempre più popolarità.

    Il luogo dove si tennero i festeggiamenti era al di fuori delle mura cittadine, per via delle caratteristiche naturali che si prestavano all’evento . La Sendlinger Berg (monte di Sendling oggi Theresienhohe altura di Teresa) venne usata come tribuna per gli spettatori della corsa e durante tale occasione venne offerto vino e birra.

    Nonostante la periodica replica negli anni, nel 1813 la manifestazione non ci fù a causa delle guerre napoleoniche. Dopo tali disagi però, la festività fu nuovamente ripresa con una inevitabilmente e continua crescita. Tale crescita portò alla nascita di nuove attrazioni quali alberi per arrampicarsi, piste da bowling ed altalene.

    La festa popolare!

    banda oktoberfest

    Nel 1819 la direzione della manifestazione venne affidata ai consiglieri comunali di Monaco, con la conseguenza di essere ufficialmente replicata ogni anno, diventando così una festa sempre più popolare.

    Con l’arrivo degli anni 50’, la manifestazione subì alcune interruzioni a causa di epidemie e guerre, che videro un’alternanza fino agli anni 70’.

    Ma la svolta decisiva che vide la manifestazione trasformarsi nell’Oktoberfest che oggi conosciamo, si ebbe verso la fine del XIX secolo. La durata della festa fu ampliata e anticipata a settembre fino alla fine della prima settimana di ottobre.

    Dal 1880 in poi, l’amministrazione cittadina autorizzò la vendita di birra, la costruzione di banchi e stand, l’ampliamento di maggiori posti a sedere per gli ospiti e l’introduzione di bande musicali. Ogni cosa venne studiata nei minimi particolari per offrire un vero e proprio intrattenimento per tutti gli ospiti che presiedevano alla festività.

    Gli anni delle grandi guerre, videro nuovamente la sospensione della manifestazione, che riprese ufficialmente nel settembre del 1949. Si arrivò così al 1950, in cui l’allora sindaco Thomas Wimmer, introdusse la spillatura della botte nel padiglione Schottenhamel. Negli anni successivi, la “festa d’ottobre” si trasformò nella più grande festa popolare del mondo. (Fonte wikiperia).

    L’Oktoberfest

    Nonostante l’Oktoberfest sia agli sgoccioli (21/09 – 06/10), è ancora possibile fare un salto e vedere gli ultimi giorni della festività. Cliccando sul link, troverete tutte le informazioni relative alle prenotazioni last minute, come arrivare da ogni parte d’Italia e cosa fare per vivere a pieno lo spirito della festività bavarese.

    Per coloro che non sono andati a Monaco?

    festa della birra

    Niente paura! Oggigiorno l’Oktoberfest ha subito una crescita così virale, che anche l’Italia ha voluto replicare la manifestazione. Non è raro infatti trovare in ogni regione dello stivale un Oktoberfest, con qualsiasi genere di divertimento. Inoltre le date degli eventi sono variabili e non seguono il rigido calendario bavarese.

    Quindi se per qualsiasi motivo non è stato possibile arrivare a Monaco di Baviera, perché non festeggiare con il calice di birra a casa propria?

    La birra e il cibo, gli intrattenimenti e la musica, accompagneranno le giornate per onorare una delle festività che più rende omaggio al mondo brassicolo. Di seguito troverete qualche indicazione sulle regioni da nord a sud con le date per festeggiare ancora l’Oktoberfest!

    Piemonte dal 03/10-13/10 | Friuli Venezia Giulia dal 01/11 al 10/11 | Lazio dal 04/10 al 06/10 | Calabria dal 23/10-04/11 | Sicilia dal 03/10 al 06/10

    Per ogni altra manifestazione in Italia lasciate le indicazioni nei commenti. Grazie 😉

    Buona birra a tutti