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La birra in stile Blanche: lo charme di una bevuta saporita, facile e allegra

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La birra in estate è un’ottima alleata, specie quando afa e sole infuocano le giornate. Essa si trasforma nella scelta perfetta capace di placare la sete, grazie alla naturale e dissetante freschezza che caratterizza da sempre questa bevanda. Tuttavia l’essenza della birra va assolutamente al di là di una semplice bevuta, che oltre ad appagare la sete deve necessariamente regalare altre sensazioni come profumo, sapore e carattere. Tra i vari stili birrai, tutti speciali e differenti, sicuramente la birra in stile Blanche rispecchia perfettamente le peculiarità sopra riportate, confermando di fatto una bevuta che disseta ma con gusto! Vediamo dunque di capire come nasce e quali sensazioni è in grado di regalare.

Indice

  1. Un po’ di storia…
  2. Lo stile Blanche
  3. Accostamenti e considerazioni sullo stile Blanche

Un po’ di storia…

Pierre Celis
Pierre Celis

Lo stile Blanche è un segmento brassicolo, che poggia le sue fondamenta su tradizioni molto lontane. Uno stile nato 400 anni fa, estinto negli anni ’50, ma che deve il suo ritorno al birraio belga Pierre Celis, il quale nella cittadina di Hoegaarden ridiede vita a una birra dimenticata!

L’origine risale a un’antica ricetta medievale che al posto del luppolo prevedeva il Gruit, un particolare miscuglio a base di erbe e spezie, per lo più segrete, differenti da birraio a birraio (in quanto rappresentavano una firma manifatturiera).

Si trattava di un composto particolarmente impiegato nei Paesi Bassi, Belgio e Germania Occidentale dove esisteva un vero e proprio monopolio sulla vendita, in quanto prima del XII secolo il luppolo (vietato dall’antica legge francese) non poteva essere impiegato nella produzione birraia.

Bisogna puntualizzare comunque che il Gruit, oltre a rappresentare un composto utilizzato per amaricare le diverse birre dell’epoca come la Blanche, contraddistingueva anche l’omonimo stile, che impiegava la particolare miscela in sostituzione del luppolo quando questi non era stato ancora scoperto.

Del Gruit oggi rimane solo il nome, l’antico stile e dei racconti in cui rivive il modo di fare birra del Medioevo. Nonostante la miscela di erbe e spezie sia stata sostituita dal luppolo, lo stile Blanche tuttavia conserva ancora tra le sue bollicine lo spirito dell’antico composto. Attraverso la presenza di coriandolo, arancia e altre spezie restituisce l’idea di una bevanda in cui un tempo lo speziato era il padrone indiscusso.

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La birra in stile Blanche

Lo stile Blanche, conosciuto anche come Witbier o Wit, appartiene alla categoria 16 – Belgian e French Ale del BJCP. Le Blanche sono classificate come birre leggere e speziate che vantano una grande concentrazione di frumento non maltato (fino al 50% del totale dei grani). Una caratteristica importante che divide queste birre dalle Weiss tedesche, le quali annoverano tra i propri ingredienti il frumento maltato. Si tratta solitamente di birre ad alta fermentazione e per questo sono collocate nella grande famiglia delle Ale.

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Aspetto

Le birre in stile Blanche solitamente presentano una colorazione che varia tra il paglierino e il dorato molto chiaro. A causa dell’amido e del lievito presentano una particolare opalescenza, che conferisce un aspetto decisamente lattiginoso. La schiuma è bianca, densa e persistente!

Frumento

Aroma

Il profumo è relativamente dolce con accenni di miele e vaniglia. Tra i diversi sentori è possibile percepire anche leggeri accenni di grano, che gli conferiscono un piacevole tocco di acidità.

Il coriandolo ha un tenore moderato, accompagnato spesso da una nota erbacea, speziata o pepata di sottofondo. Il complesso bouquet richiama anche aromi fruttati e agrumati che regalano complessità alla struttura olfattiva.

Il sentore di luppolo con tendenze speziate è facoltativo, ma se presente non dovrebbe mai imporsi sulle altre caratteristiche aromatiche. Essa dovrebbe amalgamarsi con gli aromi fruttati, floreali e dolci senza risultare eccessivamente pronunciata. Non presenta diacetile.

Gusto

Il gusto esprime una dolcezza piacevole, un fruttato piccante e un sentore agrumanto. La bevuta risulta fresca e dal finale secco, tendente spesso all’aspro. Nel sapore si possono trovare lineamenti che ricordano il grano e può accadere di percepire una sottile nota di acidità lattica, che comunque rimane opzionale.

I sapori delle erbe riconducono al coriandolo e ad altre spezie, che tuttavia devono risultare sottili ed equilibrate tra loro. Un sapore di luppolo speziato e terroso, può essere presente, ma non deve mai interferire con l’essenza delle spezie.

L’amaro del luppolo è basso o medio basso e, oltre a non sovrastare le note rinfrescanti di frutta e spezie, non deve persistere sul finale. Il corpo, mediamente leggero, presenta una morbidezza e una leggera cremosità derivante dal grano non maltato e dal possibile impiego d’avena. Tuttavia il finale risulta essere secco e leggermente aspro.

Possiede una carbonatazione accentuata che contribuisce, insieme alla leggera acidità e all’assenza di amaro sul finale, a una piacevole sensazione rinfrescante.

Fonte BJCP

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Accostamenti e considerazioni sulla birra in stile Blanche

Accostamenti

La birra in stile Blanche, essendo molto delicata e leggera, si rivela perfetta per un aperitivo. Tuttavia grazie alla sua particolare struttura accompagna bene pietanze a base di pesce o carne bianca, formaggi semi stagionai e fritture.

Tra gli accostamenti consigliati con queste birre, sicuramente non può mancare la pizza, mentre per il dolce meglio se con pasticceria secca!

Il complesso gioco tra sapori e profumi, disegna la particolare unicità di questo stile. Attraverso la sua anima rivive parte di un antico metodo, mentre grazie al grado alcolico (che difficilmente supera i 5 %vol) e al magistrale impiego di malti, luppoli e spezie regala con charme una bevuta facile e allegra.

Vuoi scoprire come fare una birra in stile Blanche tra i fornelli di casa? Dai un’occhiata alla ricetta all grain con di tutti i passaggi per realizzare la tua birra in modo semplice e veloce!

Buona birra a tutti.

Best Italian Beer 2019

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Come spesso evidenziato, la birra in Italia ha raggiunto livelli impensabili. Lo stupore non nasce dalle qualità sensoriali della birra, ma da un paese abituato ad una cultura del tutto diversa da quella birraia, da sempre incentrata sull’antica tradizione del vino. Ma la birra si è fatta amare al punto da consentire la realizzazione di tanti concorsi, con l’intento di portare alla luce il prodotto migliore in assoluto. Uno è il Best Italian Beer.

Best Italian Beer 2019

Diventato un rituale risalente al 2015, il Best Italian Beer organizzato da FederBirra si rivolge a tutti i produttori di birra italiana, anche non industriale. L’obiettivo è quello di riconoscere le migliori eccellenze italiane suddivise per categorie, in base ad alcuni criteri impartiti dai giudici popolari.

Tra le tante proposte, i giudici saranno chiamati ad eleggere per ogni categoria: Luppolo d’Oro, Luppolo d’Argento e Luppolo di Bronzo. Oltre al Best Italian Beer per le categorie che sono 54, il concorso seleziona il prodotto migliore in assoluto che si aggiudica la Spiga d’Oro.

Il 2019 ha visto trionfare in ex aequo due birrifici che si sono portati a casa l’ambita Spiga d’Oro. I “Best Beer of the Years 2019” sono: il Birrifico del Ducato con “Parma Vecchia IPA” e il Birrificio di Legnano con “Teresa”.

Ma il 2019, visto il successo delle precedenti edizioni, ha confermato anche la premiazione del Packaging Beer Awards. Un premio che valorizza l’impegno delle aziende che investono nel miglioramento dell’immagine del proprio prodotto. Anche per questa sezione saranno eletti per categoria volumetrica: Etichetta d’Oro, Etichetta d’Argento ed Etichetta di Bronzo.

Considerazioni

Il concorso organizzato da FederBirra, già riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura, è un chiaro esempio di come il Bel Paese abbia ormai assimilato la cultura birraia. L’ambita Spiga d’Oro, unitamente ai Best Italian Beer e ai Packaging Beer Awards, sono il dovuto riconoscimento al lavoro artigianale di tanti birrifici italiani, artefici di nuove eccellenze che non hanno nulla da invidiare a chi la birra la sapeva fare già da secoli!

La classifica completa dei vincitori del Best Italian Beer 2019.

Buona birra a tutti

Il Birraio dell’Anno. Un tributo alla birra artigianale

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L’immagine del re, fin da bambini, viene dipinta come un sovrano impegnato a proteggere a colpi di spada la propria corte, da tiranni interessati al trono. Ma se oltre al re paladino ne esistesse uno birraio? Se invece d’impugnare la spada usasse la spatola taglia-schiuma? A rendere omaggio al re delle birre, ci pensa il concorso che incorona il Birraio dell’Anno.

Il festival del Birraio dell’Anno

Il festival tributo alla birra artigianale organizzato dal team di Fermento Birra, giunto ormai alla decima edizione, prenderà il via il prossimo 17 gennaio 2020. L’evento che durerà tre giorni (17/01 – 19/01), avrà luogo a Firenze nel teatro TuscanyHall.

I tre giorni di festival saranno un concentrato di artigianalità brassicola. Avranno luogo spazi culturali e degustazioni gratuite nell’area Beer Show, ma anche incontri tematici realizzati a porte chiuse nell’area Beer Match.

Inoltre il 2020 vedrà uno spazio riservato al Best Pub. Un angolo in cui ci saranno cinque locali classificati come i migliori d’Italia per offerta, servizio, ambiente e professionalità. Un esempio di dedizione birraia in cui saranno proposte 30 eccellenze brassicole italiane e straniere, che andranno a sommarsi a quelle pensate per l’intero evento.

Non è tralasciata la gastronomia! Attraverso l’area street-food infatti, saranno proposti menù che richiamano il connubio tra cibo e birra.

Il “Pallone d’oro” della birra artigianale

Oltre alle aree tematiche e degustative, l’epicentro dell’evento è l’elezione del Birraio dell’Anno. Un premio definito come il “Pallone d’oro” della birra, che riconosce il birraio per il lavoro svolto nel corso dell’anno e il legame tra birra artigianale e produttore.

Infatti come precisano gli organizzatori del festival, a differenza dei classici riconoscimenti, il Birraio dell’Anno non valuta le caratteristiche della birra in un preciso momento. Si fonda su principi ad ampio spettro, che premiano la tecnica e la filosofia del birraio, oltre alla costanza qualitativa dei prodotti di un intero anno.

Un traguardo importante che permette di superare i limiti fissati delle competizioni di birra artigianale, i quali basano le valutazioni sulla perfezione di una “birra da concorso”. Birre difficilmente reperibili dai fedeli bevitori e ripetibili per lo stesso birraio!

La premiazione

L’ambita premiazione, definita “Pallone d’oro” della birra artigianale, avverrà domenica 19 gennaio alle ore 16:30. Unitamente alla proclamazione del Birraio dell’Anno, sarà nominato anche il Birraio Emergente, un titolo riconosciuto al produttore con meno di due anni d’esperienza.

La nomina dei titoli sarà curata da una giuria di 100 esperti italiani (giornalisti, publican, degustatori, giudici, operatori del settore), che valuteranno 20 produttori di birra candidati al Birraio dell’Anno e 5 giovani birrai candidati al Birraio Emergente. I candidati si troveranno alle prese con 150 birre artigianali, pronte ad essere spillate lungo un bancone circolare.

Per informazioni generali sull’evento, sulle modalità d’ingresso, sul costo delle birre e sugli orari, collegarsi al sito ufficiale.

Buona birra a tutti

Kwak: la birra dei cocchieri

Dal cuore delle fiandre orientali, nel piccolo paesino di Buggenhout nasce uno dei cult della birra. La Pauwel Kwak, più comunemente Kwak, è una birra che ha fatto strage di cuori appassionando anche chi non ha mai sentito parlare di stili e degustazioni brassicole.

La passione del fare birra

Dimora Bosteels
Dimora Bosteels

La strong belga del birrificio fiammingo Brouwerij Bosteels, situato a nord di Bruxelles, è un concentrato di tradizione e passione percepibile già dal primo assaggio.

La storia di questo antico birrificio belga trascritta tra le bollicine delle birre che produce da oltre 200, viene sorretta dalla passione brassicola della famiglia Bosteels, che dopo la fondazione di Jean-Baptist nel 1791, da sette generazioni non ha mai smesso di produrre birra.

Kwak su carrozza
Kwak su carrozza

L’estro e la tenacia dei Bosteels hanno creato solide fondamenta su cui il birrificio di famiglia potesse prosperare. La Tripel Karmeliet e la Deus, frutto della creatività di Antoine (7 generazione) hanno implementato il prestigio del nome Bosteels, ma il vero successo che ha coniato una delle star del mondo brassicolo è attribuito a Ivo (5 generazione), ideatore della Kwak.

La Pauwel Kwak deve il nome ad un birraio, che ai tempi di Napoleone era il proprietario della famosa locanda “De Hoorn”. I cocchieri che erano soliti sostare in questa locanda, a quel tempo per legge non potevano lasciare le carrozze incustodite per dissetarsi allegramente insieme ai passeggeri, per cui il signor Pauwel ebbe una trovata geniale. L’idea del locandiere fu quella di costruire un bicchiere che potesse essere appeso alle carrozze. Grazie a questa intuizione, il cocchiere senza abbandonare il proprio mezzo poteva avere la sua birra a portata di mano.

La kwak ai sensi

La Kwak è una birra importante con una grande tradizione, che trasmette forti sensazioni a chi la degusta. Si presenta con un colore ambrato intenso e opalescente, che regala un gioco di riflessi rame e rubino. Si accompagna ad un cappello maestoso di schiuma color panna dalla buona persistenza e da una trama fine e cremosa.

Kwak
Kwak

Al naso esibisce con orgoglio un vasto ventaglio aromatico. Non mancano i classici sentori di caramello, merito dei malti che caratterizzano anche il particolare colore ambrato. L’aroma continua con la complessità di diversi sentori che ricordano la crosta di pane, il biscotto e il miele di castagno. Si defilano note fruttate di pesca e albicocca, ma anche di frutta candita e mandorla.

La particolarità della kwak stupisce anche nel gusto, trasmettendo un particolare calore che ricorda un’essenza liquorosa. L’assaggio risulta equilibrato e rotondo, dal corpo medio e una carbonazione moderata. L’amaro è sottile ma bilanciato quel tanto che basta per esaltare il sapore del malto, che fa da protagonista.
Il gusto, elegante e pulito, trasmette al palato la struttura dell’aroma. Si percepiscono note di biscotto, caramello, pesca e albicocca. Non mancano inoltre sentori di mandorla e profili tostati. Ma dietro quest’armoniosa melodia di sentori risiede l’alcol che nonostante i suoi 8,4 %vol. viene efficacemente nascosto.

Considerazioni

Bicchiere di Kwak
Bicchiere di Kwak

La kwak, oltre ad aver collezionato una miriade di premi e riconoscimenti dal 1876, è un’icona della cultura birraia che ha accompagnato tante generazioni, appassionando alla birra chiunque abbia avuto il piacere di assaggiarla. Figlia della grande cultura brassicola belga, racchiude una complessità sensoriale estremamente apprezzata, rimasta fedele e immutata nel corso dei secoli.
Ad oggi è una delle poche birre che rispetta ancora l’antica tradizione che l’ha fondata, grazie anche al suo prestigioso bicchiere che l’ha resa unica e famosa in tutto il mondo.
Sicuramente Pauwel Kwak sarebbe orgoglioso di quanta strada ha fatto l’invenzione del suo particolare bicchiere da cocchiere!

Accostamenti

La kwak essendo una birra importante potrebbe essere degustata anche da sola, ma l’ampio spettro di aromi che possiede la rendono un’ottima accompagnatrice a diverse pietanze. Un’accompagnamento consigliato riguarda le paste ripiene, ma non dispiace nemmeno con i formaggi, sia quelli a lunga stagionatura che quelli a pasta molle. Vede un ottimo accompagnamento anche con i salumi affumicati e speziati.

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Un altro accostamento è il pesce, in particolare i crostacei, ma non disdegna nemmeno la pizza con salumi e ortaggi. Infine la vede un’ottima compagna della frutta secca e di alcuni dolci al caramello o ai frutti.

Buona birra a tutti

Economia: Il contributo della birra in Italia

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Che mondo sarebbe senza la birra? A dirlo questa volta non sono gli appassionati del boccale ma gli economisti italiani. Nonostante qualcuno di loro sia di parte, perché sostenitore della bollicina, i dati alla mano sono più che concreti: La birra aiuta l’economia e il benessere del paese!

E’ il risultato emerso dal rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia“, realizzato da Althesys (società di consulenza strategica e ricerca) e promosso dall’Osservatorio Birra della Fondazione Birra Moretti. Una splendida notizia che riempie d’orgoglio, chi nel mondo brassicolo ha investito la propria vita.

Ma in che modo la birra aiuta il paese?

Un paese per funzionare bene ha bisogno di un’economia forte. L’economia rappresenta l’organizzazione delle risorse, attuata per soddisfare al meglio i bisogni collettivi o individuali. In sostanza è un meccanismo a catena, che se applicato al meglio fa stare bene sia le persone che lo Stato.

Purtroppo non sempre questo sistema viene applicato al meglio e i risultati portano ad una profonda crisi economia. L’Italia questo lo sa bene! Da qualche tempo infatti la situazione del paese non è delle migliori. La particolare problematica ha influenzato diversi settori produttivi, frenando inevitabilmente sia il progresso economico che la percentuale occupazionale. Ma qualcosa si sta muovendo e l’input della ripartenza economica arriva proprio dal mondo della birra.

La ricerca realizzata da Althesys evidenzia che il valore condiviso della filiera della birra italiana ha contribuito con numeri rilevanti all’economia del paese. E’ stata riscontrata infatti la crescita di tutti i livelli della catena, che ha portato introiti a chiunque abbia collaborato nella produzione brassicola, nonché alle casse dello Stato Italiano.

Il valore condiviso

Il valore condiviso misura le ricadute di un’impresa per il sistema Paese lungo l’intera filiera. Consiste nella somma di ogni anello della catena del valore, del valore aggiunto, dell’occupazione, del contributo fiscale e degli effetti indotti sull’economia. Per ogni fattore si tengono presente le ricadute:

  • Dirette: valore aggiunto generato dalla produzione di birra;
  • Indirette: valore aggiunto generato dalle fasi a monte e a valle della produzione;
  • Indotte: maggiore spesa privata e pubblica generata dalle ricadute dirette e indirette.
Valore Condiviso applicato alla Birra
Valore Condiviso applicato alla Birra

Il valore condiviso applicato alla birra, che tiene conto di tutti gli elementi impiegati nella produzione, nel corso del 2018 ha generato un ammontare di 9,2 miliardi di Euro. Cifra che evidenzia la crescita avvenuta in 3 anni (2015-2018) pari al 17%, rappresentando nel 2018 lo 0,52% del PIL italiano.

Una ricchezza condivisa

In tutta la filiera brassicola la crescita è stata rilevante. Ma a beneficiarne maggiormente sono stati gli estremi della catena. In 3 anni aumenta il valore condiviso delle materie prime con un significativo +55% rispetto al 2015. Aumentano gli introiti fiscali del 19,4%, che hanno portato nelle casse dello Stato 4,3 miliardi di Euro. Aumentano anche le accise del 16,7%, passando da 609 milioni a 711 milioni di Euro.

La birra e l'industria
La birra e l’industria

Ma in un paese in cui la politica ostenta con scarsi risultati la diminuzione di tasse e l’aumento di lavoro, il fattore birra centra almeno in parte l’obiettivo. Nel corso del triennio 2015/18, picco della primavera brassicola (fenomeno gastronomico, culturale e socio-economico che segna l’avvicinamento degli italiani al mondo brassicolo), la birra ha creato tanti posti di lavoro. Realtà auspicata da tanti ma attualizzata da pochi!
La macchina innescata ha portato salari per oltre 2,5 miliardi di Euro, offrendo lavoro a più di 90 mila persone che rappresentano lo 0,4% della popolazione italiana impiegata.

Conclusioni

Lo studio offerto dalla Althesys evidenzia aspetti di spessore che non possono e non devono essere sottovalutati. Da troppo tempo infatti lo stivale ha dimenticato gli effetti dello storico Miracolo Economico Italiano.

Ma se la storia è lo spunto per un presente migliore, l’evento di rinascita economica del secondo dopo guerra dovrebbe essere il “pane quotidiano” dei politici che amministrano uno dei paesi più belli al mondo.

Accordo e stretta di mano
Economia: Il contributo della birra in Italia 13

Il valore condiviso sulla filiera della birra è un chiaro esempio di un ingranaggio perfetto, in cui tutti i pezzi impiegati traggono giovamento. Non servono strategie politiche o chissà quale trovata. L’Italia avrebbe bisogno di essere valorizzata per ritrovare un benessere condiviso, Stato incluso!

La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia 2018 Download

Buona birra a tutti.

La lager: una birra che si atteggia a stile

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Il mondo della birra racchiude al suo interno un immenso concentrato di storia e tradizione. Una grande cultura, dunque, riscoperta in parte grazie al boom artigianale esploso negli ultimi vent’anni, il quale ha dato elevato lustro a stili dimenticati. Questo ha permesso quindi la degustazione di sapori e la consapevolezza di profumi ormai perduti, confermando di fatto la sconfinata varietà di una bevanda dalle mille caratteristiche. Tuttavia l’enorme diversità che contraddistingue la birra, in particolare quella artigianale, può in alcuni casi generare confusione. Infatti, tra alta e bassa fermentazione, stili e sotto-stili succede frequentemente di scambiare uno stile birraio per una tipologia di birra, e uno degli esempi più lampanti di questo disorientamento riguarda proprio la grande famiglia delle Lager.

Indice

  1. La birra lager: una questione di fermentazione!
  2. Un po’ di storia…
  3. Cosa ne rimane oggi della birra lager ottocentesca?
  4. Le tipologie di birra Lager più apprezzate

La birra lager: una questione di fermentazione!

A differenza di quanto si creda, il termine Lager non indica propriamente uno stile birraio, bensì una variegata tipologia di birra. Nello specifico si chiamano lager, le birre prodotte a bassa fermentazione! Questa fermentazione è gestita da un lievito appartenente al ceppo Saccharomyces Carlsbergensis, il quale durante il processo fermentativo tende a depositarsi verso il fondo del fermentatore (da qui il nome bassa fermentazione).

Si tratta di lieviti che preferiscono lavorare a basse temperature (circa 10 °C), condizione da cui solitamente scaturisce un prodotto dall’elevata limpidità e dal sapore leggero e fresco. Caratteristiche che, insieme alla medio-alta carbonatazione, all’aroma mediamente luppolato e al contenuto alcolico piuttosto contenuto (3-5 %vol), formano solitamente i tratti distintivi di una birra lager di qualità.

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Un po’ di storia…

Per fare luce sulla storia della birra lager è necessario iniziare proprio dal termine che, derivando dal tedesco lagern, significa conservazione o immagazzinamento, caratteristica che contraddistingue la produzione e la maturazione di questo prodotto.

Le origini di questa particolare tipologia di birra risalgono al 1539, quando una legge bavarese impose a tutti i birrifici di condurre la produzione birraia solo nei mesi compresi tra Settembre e Aprile. Tuttavia il consumo di birra non era limitato solo a quest’intervallo temporale, per cui urgeva trovare una soluzione adeguata.

Di conseguenza per rendere disponibile il prodotto tutto l’anno (in particolare nei mesi caldi), i birrai dell’epoca iniziarono a immagazzinare i barili di birra in cave e cantine di pietra, ambienti caratterizzati da una temperatura piuttosto fredda. Inoltre per abbassare ulteriormente la temperatura della birra, vigeva l’usanza di conservare i barili sotto enormi blocchi di ghiaccio.

In pochi anni le birre derivanti da questo bizzarro processo di produzione acquisirono sempre maggiore gradimento, al punto da essere preferite alle tradizionali birre Ale.

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La rivoluzione della birra lager

Gabriel Sedlmayr II
Gabriel Sedlmayr II

Nel periodo compreso tra il 1820 e il 1830, il produttore Gabriel Sedlmayr II, della Sparten Bräu di Baviera, intraprese un viaggio in giro per l’Europa, in cui affinò le sue tecniche di birraio. Al rientro Sedlmayr II mise in atto le pratiche apprese durante il giro europeo, con l’obiettivo di ricavare una lager più decisa e consistente.

Tuttavia il prodotto che ne derivò era particolarmente distante dall’idea di birra lager conosciuta oggigiorno, in quanto i metodi d’essiccazione del malto e le alte temperature delle fornaci, tendevano a scurire il cereale impiegato.

Anton Dreher
Anton Dreher

Ciò nonostante, la ricetta lager di Sedlmayr II si diffuse rapidamente nel continente europeo, arrivando fino all’amico e compagno di viaggio Anton Dreher, il quale, nel 1840-41, utilizzò la nuova tecnica per migliorare la qualità della birra viennese.

Il prodotto di Dreher, tuttavia, fu differente rispetto a quello ottenuto dall’amico Sedlmayr II. L’acqua austriaca, infatti, permise l’utilizzo di malti più leggeri, i quali consentirono alla birra di assumere colorazioni più chiare, con sfumature tendenti all’ambra e al rossastro.

L’esperimento risultò un vero e proprio successo, al punto che Dreher, forte delle nuove tecniche di produzione, divenne uno dei produttori birrai più importanti d’Europa.

Fonte Wikipedia.

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Cosa ne rimane oggi della birra lager ottocentesca?

Oggi, dopo quasi 200 anni, le modalità di produzione della birra sono ovviamente cambiate. Tuttavia il principio che contraddistingue le lager è rimasto inalterato. I birrifici, infatti, dopo la fermentazione condotta con lieviti appartenenti alla famiglia dei Saccharomyces Carlsbergensis (bassa fermentazione), passano al processo di lagerizzazione. Tale processo porta la birra a temperature vicine allo zero per un periodo che va da 30 giorni fino a superare i 3 mesi.

Attraverso la lagerizzazione, sul fondo del fermentatore si depositeranno residui di lievito, luppolo, proteine e altri prodotti di scarto, definendo di fatto una birra dalla particolare limpidità. Ma non solo! Il processo, infatti, oltre a garantire la tipica limpidità, contribuirà all’affinamento dei sapori e alla maturazione più bilanciata della birra finita

Le tipologie di birra Lager più apprezzate

Come detto in precedenza il termine Lager non indica uno stile, bensì un tipo di birra. Tuttavia in questa tipologia birraia rientrano centinaia di stili e sotto-stili, con sapori e profumi differenti e particolarissimi. Enunciarli tutti sarebbe quasi impossibili, per cui ecco un sunto di alcuni stili lager più diffusi e maggiormente apprezzati tra gli appassionati di birra artigianale!

bicchieri di Birre lager
American LagerEisbockMunich Helles
BockGerman PilsMunich Dunkel
Bohemian PilsenerGerman Helles ExportbierRauchbier
Czech Pale LagerHelles BockSchwarzbier
DoppelbockMärzenVienna Lager
Clicca sullo stile per accedere alla sezione! Fonte BJCP

American Lager

E’ una versione della Pilsner riprodotta negli Stati Uniti da birrai tedeschi emigrati. Da questa usanza ne derivò uno stile realizzato con ingredienti americani che, nonostante l’influenza negativa del Proibizionismo e della Seconda Guerra Mondiale, riprese piede grazie all’homebrewing.

Molto chiara, carbonata, dal corpo leggero e ben attenuata, possiede un profilo gustativo neutro e poco amaro. Si beve molto fredda e risulta decisamente rinfrescante e dissetante. Particolarmente limpida, ha una colorazione che tende dal paglierino chiaro al giallo e una schiuma bianca poco persistente.

L’aroma di malto risulta da scarso ad assente, nonostante si possa percepire qualche nota di cereale, di dolce o di mais (se utilizzato negli ingredienti). L’intensità del luppolo è assente o leggera, con accenni floreali o speziati. Il profilo fermentativo è pulito, ma un leggero influenzamento di lievito (fruttato di mela) e un basso livello di DMS è accettabile.

Il gusto è relativamente neutro, mentre il finale, fresco e secco, ricorda i sapori di cereale o mais, i quali vengono percepiti come sapori dolci a causa della bassa luppolatura. Il luppolo spazia da nullo a basso, con caratteristiche floreali, speziate o erbacee (anche se si percepisce raramente).

L’amaro, invece, è da basso a medio-basso, mentre l’equilibrio generale varia da leggermente maltato a leggermente amaro. Gli alti livelli di carbonatazione e il corpo mediamente leggero possono accentuare la freschezza secca del retrogusto e la frizzantezza percepita sulla lingua. Il grado alcolico è compreso tra 4,2 e 5,3 %vol.

Bock

Lo stile Bock comprende birre lager dalla gradazione alcolica piuttosto elevata (6-7,5 %vol), impreziosite da un gusto tipicamente maltato e tostato conferito dai malti Monaco e Vienna. La patria delle Bock è Einbeck, cittadina situata a nord della Germania, famosa per la produzione di birre particolarmente alcoliche.

Quando le birre di Einbeck arrivarono nella cittadina di Monaco non venivano ancora definite con l’appellativo di “Bock”, bensì s’identificavano col nome di “Beck”. Solo successivamente, infatti, a causa delle influenze bavaresi, le birre assunsero il nominativo di Bock che in tedesco indica il maschio della capra (simbolo di questa birra).

Per molto tempo le Bock furono considerate birre speciali e consumate in occasioni festose specialmente dai monaci cattolici, che li prediligevano nei periodi natalizi e pasquali. Periodi che per i monaci rappresentavano digiuni religiosi, di conseguenza le Bock, più nutrienti delle semplici lager, fornivano maggiore sostentamento.

Sono birre che si presentano con tonalità che vanno dal rame chiaro al marrone, spesso arricchite con eleganti riflessi granati. Dalla buona limpidità, nonostante il colore scuro, si accompagnano a un abbondante cappello di schiuma cremosa e persistente di color bianco sporco.

Dall’aroma fortemente maltato, con melanoidine e sfumature tostate, non si percepiscono lineamenti luppolati, mentre potrebbe rilasciare accenni alcolici. Tuttavia il complesso aromatico risulta pulito, senza diacetile e con possibile presenza di esteri fruttati dal tenore piuttosto basso.

Il gusto richiama il malto, con accenni derivanti dai malti Monaco e Vienna che ricordano melanoidine e sapori tostati. Nella struttura gustativa si possono ritrovane spunti di caramello, mentre l’amaro del luppolo, generalmente alto, supporta e bilancia i sapori del malto, consentendo a una leggera dolcezza di persistere sul finale.

Attraverso un corpo medio e una carbonatazione da moderata a moderatamente bassa, risulta una birra pulita, ben attenuta e mai stucchevole.

Bohemian Pilsener

La prima produzione della Bohemian Pilsener risale al 1842. Realizzata con l’orzo maltato della Moravia e luppolo Saaz, impiega un’acqua dal basso contenuto di solfato e carbonati, che le donano un profilo luppolato morbido e arrotondato. E’ una birra lager dai tratti chiari che spaziano dall’oro molto pallido all’oro brunito profondo. Particolarmente brillante, si accompagna a una schiuma bianca, cremosa, densa e persistente.

L’aroma, ricco e complesso, richiama il malto e un sofisticato bouquet speziato e floreale conferito dal luppolo Saaz. Potrebbe presentare qualche venatura diacetilica derivante dal lietivo, anche se il profilo fermentativo lager rimane pulito e senza esteri fruttati.

Il sapore maltato, intenso e strutturato, si combina all’amaro pronunciato, morbido e rotondo del luppolo Saaz. L’amarezza dunque è intensa, ma assolutamente mai aspra e persistente, mentre il retrogusto rimane equilibrato tra malto e luppolo.

Al palato si percepisce un corpo medio (anche se il diacetile, se presente, può dare maggiore pienezza) e una media carbonatazione che, insieme al grado alcolico compreso tra 4,2 e 5,4 %vol, disegnano una bevuta allegra, complessa, rotonda ed estremamente rinfrescante.

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Czech Pale Lager

Denominata nella sua lingua madre Světlé Výčepní Pivo, la Czech Pale Lager è una delle birre maggiormente apprezzate in Repubblica Ceca. Si tratta di una lager dal corpo leggero, dalla carbonatazione moderata e particolarmente ricca. Rinfrescante, luppolata, amara e fresca, ricorda le pils ceche più forti, tuttavia il suo contenuto alcolico è decisamente inferiore, il corpo più leggero e l’intensità minore.

Si presenta con tonalità che spaziano dal dorato chiaro al dorato intenso. Brillante e limpida si accompagna a una schiuma bianca, cremosa e persistente

L’aroma possiede lineamenti di pane, da leggero a moderato, che combinati a un complesso bouquet speziato o erbaceo, da leggero a moderato, disegnano un equilibrio tra malto e luppolo variabile. Possono essere presenti delicati accenni di caramello, mentre il diacetile (nullo o moderato) rimane sempre tra le retrovie. Gli esteri del luppolo, leggeri e fruttati, sono accettabili, tuttavia la loro presenza non è necessaria. Non presenta solfuri.

Il gusto riflette gli aspetti aromatici, con accenni di pane medio bassi e un rotondo finale luppolato e fresco. Il sapore di luppolo (speziato o erbaceo) è da basso a medio basso, mentre l’amaro si percepisce in modo intenso senza che assuma toni aspri. Nel complesso risulta una birra gustosa e rinfrescante con un grado alcolico compreso tra 3,0 e 4,1 %vol.

Doppelbock

Prodotta in origine dai monaci di San Francesco da Paola e considerata pane liquido perché molto sostanziosa nei loro periodi di digiuno, la Doppelbock è una birra forte, con tonalità sia chiare che scure. Dal corpo moderatamente pieno e dalla carbonatazione moderatamente bassa, le versioni più scure generalmente hanno gusti di malto più ricchi e intensi, mentre le versioni più chiare risultano più luppolate e secche.

La Doppelbock presenta colorazioni che vanno dal dorato intenso al marrone scuro (le versioni più scure hanno spesso riflessi rubino). Dalla buona limpidità, possiede un’abbondante schiuma, cremosa e persistente, che varia tonalità secondo le versioni (chiare o scure).

L’aroma è incentrato sul malto. Nelle versioni scure si riconoscono prodotti di Maillard (pane appena sfornato, frutta secca, cacao o caffè), profumi tostati e leggeri richiami al caramello. Le versioni chiare, invece, hanno una forte presenza di malto, con alcune venature di prodotti di Maillard e note tostate.

Generalmente non sono presenti aromi di luppolo, tuttavia le versioni chiare possono avere nobili accenni luppolati. Nelle versioni scure, invece, si possono riscontrare note fruttate moderatamente basse dai malti, e leggeri sentori di cioccolato, senza però riferimenti al torrefatto o bruciato. Possono inoltre presentare lievi accenni alcolici.

Il gusto riflette l’aroma. Le versioni scure possiedono significativi prodotti di Maillard, gusti torrefatti e possibili qualità di cioccolato e fruttati. Considerando la gradazione alcolica, compresa tra 7,0 e 10.0 %vol, presenta qualche percezione alcolica, che apporta sensazioni vellutate e calde. Il luppolo, invece, è nullo o basso e più riscontrabile nelle versioni chiare, mentre l’amaro, da moderato a moderatamente basso, consente sempre al malto di dominare la scena.

Sono birre dolci e maltose, ma decisamente ben attenuate. La dolcezza, infatti, non deriva da un’imperfetta attenuazione, ma da una bassa luppolatura. Le versioni chiare possiedono generalmente un finale più secco!

Eisbock

Si tratta di una birra lager tedesca prodotta nel distretto bavarese di Kulmbach con la particolare tecnica della criodistillazione (distillazione a freddo). Attraverso tale processo la birra raggiunge una concentrazione maggiore, delineando di conseguenza un gusto più intenso e una gradazione alcolica, compresa tra 9 e oltre 14 %vol, dai lineamenti morbidi e avvolgenti.

Dal colore variabile, con tonalità che spaziano dal ramato intenso al marrone scuro e riflessi rubino, possiede una schiuma scarsa con colorazioni che vanno dal crema all’avorio. Nonostante la colorazione scura, la lagerizzazione le conferisce una buona limpidità.

Nell’aroma si denota un forte equilibrio tra il malto, intenso e ricco, e la marcata presenza alcolica, lasciando quindi ben poco spazio alle venature luppolate. Tuttavia possibili accenni di esteri fruttati, conferiti dai malti, potrebbero arricchire il complesso aromatico.

Il gusto, incentrato sul malto, è bilanciato dalla consistente presenza alcolica. Nella bevuta, sostenuta da un corpo pieno e una carbonatazione bassa, si percepiscono accenni tostati e sentori di caramello, con sottili spunti che ricordano i sapori del cioccolato. Il luppolo è nullo anche al gusto, tuttavia l’amaro bilancia efficacemente il dolce del malto, evitando che quest’ultimo risulti particolarmente stucchevole.

Nel finale continua la presenza di malto e alcol, a cui si aggiunge una delicata secchezza conferita dalla gradazione alcolica.

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German Pils

Birra lager derivante dalla Pilsner Ceca riadattata allo stile di produzione tedesco, con particolare riguardo all’acqua, dagli alti contenuti minerali, e alle varietà di luppolo nazionali. E’ una birra amara, dal corpo leggero, attenuata e dall’elegante aroma floreale di luppolo. Fresca e pulita fu prodotta per la prima volta nel 1870 e conobbe il suo momento più popolare durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le birre di questo stile si presentano con colori che vanno dal paglierino al dorato chiaro. Luminose e limpide, si accompagnano a una buona schiuma bianca, cremosa e persistente.

Il complesso aroma racchiude profumi dolci di malto (da basso a medio-basso), con note leggere di miele e cracker poco tostato, e aromi di luppolo floreali, speziati o erbacei. Il profilo fermentativo risulta pulito, ma potrebbe riservare una leggera nota sulfurea derivante sia dall’acqua che dal lievito.

Nel complesso olfattivo, la luppolatura può essere da moderatamente bassa a moderatamente alta, ma non dovrebbe mai imporsi sulla struttura maltata. Può inoltre avere una nota in sottofondo di DMS.

Il gusto è orientato sull’amaro del luppolo (da medio ad alto), che domina il palato e si protrae nel retrogusto. Tuttavia il maltato (da moderatamente basso a moderato) si percepisce con un profilo dolce che bilancia la luppolatura (da leggera a elevata) floreale, speziata o erbacea.

Nella struttura gustativa il profilo fermentativo rimane pulito e la bevuta, sostenuta da un corpo medio-leggero e una carbonatazione da media ad alta, risulta secca o mediosecca. Il finale è ben attenuato e fresco, mentre il retrogusto amaro tende lievemente al maltato.

Le Pils attuali, con grado alcolico compreso tra 4,4 e 5,2 %vol, tendono a essere più chiare, più secche nel finale e più amare spostandosi dal sud verso il nord della Germania.

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German Helles Exportbier (Dortmunder Export)

Originaria della cittadina tedesca di Dortmund, la Export è una birra appartenente alla famiglia delle pale lager. Realizzata per la prima volta dalla Dortmunder Union nel 1873, grazie alla popolarità tra gli operai tedeschi, lo stabilimento divenne uno tra i più importanti in Germania. Purtroppo però, con la crisi industriale, l’impianto dovette chiudere nel 1994, per poi rinascere insieme ad altri birrifici della zona nella Brinkhoo’s Brewery.

Delicata, chiara e ben bilanciata possiede un corpo moderato, impreziosito dalla luppolatura, leggera e aromatica, e dagli eleganti accenni di malto. Si presenta limpida e con tonalità che variano dal dorato chiaro al dorato intenso, mentre la schiuma risulta bianca e persistente.

Le acque con cui si realizza, caratterizzate da un particolare rapporto tra carbonati e solfati, le conferiscono una buona pienezza e un particolare complesso organolettico. L’aroma, con sentori luppolati da bassi a medi, rispecchia un carattere floreale, speziato o erbaceo. Il complesso maltato è moderato con richiami al cereale-dolce, mentre i profilo fermentativo rimane pulito. Una leggera nota sulfurea iniziale (causata dall’acqua), che poi svanisce, non è un errore e neanche una lieve nota sottostante di DMS.

Al gusto si percepisce un buon equilibrio e un leggero tocco di dolce maltato, che disegna una birra delicata e rinfrescante. L’equilibrio si protrae sino al finale, mentre l’amaro persiste nel retrogusto (anche se alcuni esempi possono avere un finale leggermente dolce). Il profilo fermentativo è pulito, tuttavia l’acqua impiegata può dare note minerali.

Attraverso un corpo e una carbonatazione media, offre una bevuta dalla gradazione alcolica compresa tra 5 e 5,5 %vol delicata e fresca.

Helles Bock

E’ uno stile simile alla Bock ma in versione più chiara. E’ una lager tedesca giovane, prodotta prevalentemente tra aprile e giugno, dalla tendenza maltata, robusta e relativamente chiara, con un finale ben attenuato che ne aumenta la bevibilità.

Con tonalità variabili che tendono dal dorato intenso all’ambrato chiaro, possiede una buona limpidità e un maestoso cappello di schiuma bianca, particolarmente cremosa e persistente.

L’aroma, dal tenore mediamente forte, riflette il dolce del cereale con accenni tostati dalla bassa intensità. Il profumo di luppolo è nullo o moderatamente basso, ma se risulta percettibile possiede qualità speziate, floreali o erbacee. Il profilo fermentativo rimane tuttavia pulito, con esteri fruttati da nulli a bassi, mentre risultano leggermente percettibili la nota alcolica e lineamenti di DMS.

Il gusto da moderato a moderatamente forte riflette le qualità dei malti, con accenni di cereale dolce e interessanti spunti tostati. Non risultano particolarmente evidenti riferimenti al caramello (da nullo a scarso), mentre si possono percepire leggeri sentori di DMS.

La luppolatura, da nulla a moderata, porta con se note speziate, erbacee, floreali e pepate, mentre l’amaro risulta moderato, nonostante sia più pronunciato rispetto ad altre Bock. Il profilo della fermentazione rimane pulito, disegnando di fatto una birra ben attenuata, non stucchevole e dal finale moderatamente secco, che può evidenziare sia malto che luppolo.

In bocca si rivela una lager dal corpo medio e dalla carbonatazione moderatamente alta, mentre la bevuta risulta delicata e pulita senza asprezza o astringenza nonostante la quantità di luppolo. Il grado alcolico compreso tra 6,3 e 7,4 %vol può dare un leggero riscaldamento.

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Märzen

Il nome dello stile deriva da März, dal tedesco marzo. La denominazione di questa varietà si riferisce al mese in quanto le birre prodotte in quel periodo rappresentavano la fine della stagione birraia, imposta della legge bavarese del 1539. Questa permetteva di birrificare da settembre ad aprile, mentre per i restanti mesi veniva apposto un sigillo ufficiale sulle caldaie che ne vietava l’utilizzo.

Elegante e maltosa, questa lager si caratterizza per l’amaro limitato, il finale secco e il retrogusto ricco, mai stucchevole o pesante. Si presenta con tonalità che spaziano dall’arancio-ambrato al ramato-rossiccio intenso. Mai dorata, possiede una buona limpidità e una schiuma color crema particolarmente persistente.

L’aroma è moderatamente orientato sul malto tedesco, con tipici richiami al pane (anche tostato). Il profilo fermentativo risulta pulito, mentre non si percepiscono spunti di luppolo. Si possono ritrovare, invece, moderati accenni alcolici, che non dovrebbe essere mai pungenti. L’aroma di malto, pulito ed elegante, dovrebbe essere il sentore principale.

Il gusto richiama la dolcezza, anche se il finale tende a dare una percezione da moderatamente secca a secca. Il complesso maltato è tuttavia ben distinto, spesso impreziosito con profili di pane e pane tostato. L’amaro invece è moderato, mente il sapore di luppolo tedesco varia da nullo a basso con lineamenti complessi, floreali, erbacei o speziati.

La bassa luppolatura supporta comunque il complesso maltato, donando equilibrio e un finale che non tende mai al dolce. Il retrogusto richiama il malto, mediante gusti eleganti che non dovrebbero accennare a caramello, biscotto o torrefatto. Il profilo fermentativo rimane sempre pulito.

Attraverso un corpo medio, che sostiene una struttura delicata, cremosa e piena, la Märzen è una birra dalla carbonatazione media e dal profilo attenuato, mai dolce o stucchevole. Il grado alcolico compreso tra 5,8 e 6,3 %vol può dare un leggero senso di calore.

Munich Helles

Birra creata a Monaco di Baviera nel 1895 all’interno del birrificio Spaten di Gabriel Sedlmayr per competere con le Pilsner dell’epoca. A differenza della concorrente, le caratteristiche della Helles esaltano il malto, efficacemente sostenuto dall’amaro del luppolo.

Si presenta limpida, con tonalità che vanno dal giallo al dorato pallido e una schiuma bianco crema. Nell’aroma si nota il marcato e piacevole profumo del malto Pils, moderatamente supportato dai sentori speziati del luppolo e da una bassa nota di DMS. Non presenta esteri o diacetile.

Il gusto risulta dolce e incentrato sul malto. Chiaramente definiti sono i sapori di cereali e malto Pils, con l’amaro medio-basso del luppolo che sostiene il profilo maltato della bevuta. Il sapore del luppolo, moderatamente basso, riflette le note dell’aroma, mentre non si riscontano esteri fruttati e diacetile.

Il finale e il retrogusto prolungano la percezione maltata, assolutamente mai astringente, e completano questa lager dal tenore alcolico compreso tra 4,6 e 6 %vol. Il corpo risulta medio e la carbonatazione moderata.

Munich Dunkel

Dunkel (dal tedesco scuro) è il nome di uno stile originario di Monaco, caratterizzato da una birra più scura e maltosa rispetto ad altre lager regionali. Complessa e ricca, la Dunkel è realizzata con i malti Munich più scuri, da cui derivano qualità armoniose di pane tostato e cioccolato che non appesantiscono la facile bevuta.

Si presenta con colori che vanno dal ramato intenso al marrone scuro, spesso impreziosito da tonalità rosse o granato. Solitamente limpida, anche se esistono versioni torbide e non filtrate, possiede una schiuma cremosa con tonalità che spaziano dal chiaro al marrone-rossiccio.

L’aroma, dall’intensa dolcezza maltata, risulta ricco ed elegante con spiccati sentori di crosta di pane (spesso tostata). Tuttavia è possibile percepire ulteriori sentori di cioccolato (evidente nelle versioni giovani), frutta secca, caramello e/o toffee. Il profilo fermentativo risulta pulito, mentre potrebbe presentare un leggero aroma di luppolo speziato, floreale o erbaceo.

Il gusto, morbido e ricco, rispecchia i tipici sapori dei malti Munich scuri, con chiari riferimenti alla crosta di pane tostata. Tuttavia, nonostante i cereali tostati, al palato non dimostra asprezza, e sebbene l’orientamento gustativo sia moderatamente maltato, il dolce non risulta dominante o stucchevole. Possono inoltre essere presenti delicati accenni di caramello, pane tostato o frutta secca.

L’amaro è moderatamente basso ma percepibile e l’equilibrio generale tende alla maltosità. Il gusto di luppolo varia da nullo a basso e, se si nota, dovrebbe riflettere le varietà tedesche floreali, speziate o erbacee. Il carattere fermentativo è pulito, mentre il retrogusto permane maltato anche se l’amaro può divenire più palese nel finale medio-secco.

Attraverso un grado alcolico compreso tra 4,5 e 5,6 %vol si rivela una birra dalla carbonatazione moderata e dal corpo medio pieno, che disegna una sensazione di morbidezza, senza risultare pesante o stucchevole.

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Rauchbier

Specialità storica di Bamberg, città della Franconia Bavarese, in cui si utilizzava malto affumicato con legno di faggio per realizzare una lager ambrata in stile Märzen. Elegante e maltosa, con spiccate note di malto tostato sia nell’aroma che nel gusto, la Rauchbier mostra un amaro limitato, sentori affumicati da bassi a elevati, un profilo fermentativo pulito e un finale particolarmente attenuato.

Presenta tonalità che variano dal ramato-ambrato al marrone scuro. Dalla buona limpidità, possiede una schiuma generosa e cremosa, con colorazioni che vanno dal marrone-rossiccio al crema.

L’aroma è una miscela di affumicato e maltato, con equilibrio e intensità variabili. Il carattere affumicato di legno di faggio, variabile da lieve a forte, apporta profumi di fumo, legno o pancetta, mentre il sentore di malto, da basso a moderato, risulta ugualmente ricco, tostato o dolce. Le componenti maltate e affumicate sono spesso inversamente proporzionali (cioè se aumenta l’affumicato diminuisce il malto e viceversa), mentre il luppolo rimane da nullo a molto basso. Il profilo fermentativo lager risulta pulito.

Il gusto riflette l’aroma, con una miscela di affumicato e maltato variabile come equilibrio e intensità, ma decisamente complementari. Si dovrebbero notare i tratti distintivi della Märzen, come la ricchezza maltata e tostata, ma l’affumicato di faggio, da basso ad alto, dona un profilo organolettico decisamente differente e particolare.

Il retrogusto restituisce maltosità e affumicato in modo bilanciato, mentre l’amaro risulta moderato ed equilibrato. Il sapore di luppolo varia da nullo a moderato con note speziate, floreali o erbacee. Sono inappropriati nell’affumicato, invece, toni aspri, amari, bruciati, carbonizzati, sulfurei o fenolici.

Nonostante la bevuta ricca e maltata-dolce, il gusto affumicato ne evidenzia il finale dal tenore medio-secco a secco. Tuttavia il corpo medio, la carbonatazione mediamente alta e un grado alcolico compreso tra 4,8 e 6 %vol, disegnano un carattere lager delicato e pulito.

Schwarzbier

La Schwarzbier, dal tedesco birra nera, è una lager scura tedesca particolarmente equilibrata tra i gusti del malto torrefatto delicato e l’amaro moderato. Il corpo leggero, la sua secchezza e la mancanza di retrogusti eccessivamente aspri e bruciati la rendono una birra decisamente piacevole e beverina.

Presenta tonalità marroni che vanno dal medio al molto scuro, con riflessi intensi da rubino a granato. Tuttavia non risulta mai veramente nera! Decisamente limpida, si accompagna a una schiuma abbondante e persistente di color marrone-rossiccia.

L’aroma maltato, da basso a moderato, possiede una lieve dolcezza aromatica di cereale e/o lineamenti di malto torrefatto, che risultano spesso evidenti. Il profumo di malto può essere neutro e pulito o moderatamente ricco, con aromi di pane e tracce di caramello scuro.

Il carattere torrefatto regala accenni di cioccolato fondente o caffè, ma non dovrebbe mai comunicare una sensazione di bruciato. Opzionale è, invece, un basso aroma di luppolo speziato, floreale o erbaceo. Il profilo fermentativo rimane pulito, anche se potrebbe presentare un leggero accenno sulfureo.

Al sapore il maltato spazia da leggero a moderato, con carattere pulito, neutro e accenni moderati che ricordano i profumi del pane. Il gusto di malto torrefatto, da leggero a moderato, può impreziosire la struttura con note di cioccolato-amaro che, senza evidenziarne il bruciato, permangono sul finale.

L’amaro, da medio-basso a medio, permane sul finale, mentre il luppolo, da leggero a moderato, porta sapori speziati, floreali o erbacei. Il retrogusto, invece, perdura e tende a svanire lentamente, evidenziando l’amaro luppolato e un sottile torrefatto di sottofondo. Il profilo fermentativo è pulito, mentre è accettabile un po’ di dolcezza residua.

Attraverso la gradazione alcolica compresa tra 4,4 e 5,4 %vol, un corpo da medio-leggero a medio e una carbonatazione da moderata a moderatamente alta, disegna una bevuta delicata, senza asprezza o astringenza.

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Vienna Lager

E’ lo stile di birra sviluppato da Anton Dreher a Vienna nel 1841. Tuttavia, nonostante il notevole successo dell’epoca riscosso in Europa e Italia, oggi è uno stile quasi scomparso.

Le birre di questo gruppo si presentano con tonalità che vanno dall’ambrato rossiccio al ramato scuro. Sono lager limpide e luminose, accompagnate da una schiuma generosa e persistente color crema.

Il complesso aromatico presenta venature di malto moderatamente intense e accenni tostati supportati da una ricca maltatura. Il profumo di luppolo floreale o speziato ha un tenore assente o basso, mentre sono inappropriati sentori di caramello o torrefatto. Il profilo fermentativo lager è particolarmente pulito.

Al gusto risulta la grande complessità del malto, morbida ed elegante, che si unisce all’amaro deciso, il quale offre un finale estremamente bilanciato. Il sapore del malto tende verso qualità ricche e tostate, senza particolari accenni di caramello o torrefatto. Il luppolo, floreale o speziato, può essere da basso a nullo, mentre il finale, particolarmente secco e fresco, possiede richiami maltati e luppolati che rimangono presenti anche nel retrogusto.

Attraverso una gradazione alcolica compresa tra 4,7 e 5,5 %vol, un corpo da medio-leggero a medio e una carbonatazione moderata, disegna una bevuta delicata, morbida e cremosa dal finale moderatamente fresco e setoso.

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Buona birra a tutti.

Una birra dal cuore grande: l’idea per l’adozione dei cani!

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Una trovata geniale che crea l’incontro tra la buona birra e il buon cuore. Bizzy, Hobie, Jensen, Moby, Nyx e Virginia, non sono i nomi della versione rivisitata dei 7 nani alla meno uno, ma le star a quattro zampe che cercano una casa piena di coccole. Un modo intelligente di sensibilizzare le persone contro l’abbandono facendo capire loro che l’adozione dei cani senzatetto è cosa buona e giusta.

L’idea per l’adozione dei cani

Succede nel Nord Dakota, una regione del Midwest negli Stati Uniti d’America. Il birrificio artigianale Fargo Brewing Company lancia un’idea che meriterebbe una vera ola da stadio. I “one-der“, come li chiamano i volontari, sono cani speciali con esigenze particolari. Amici a 4 zampe con delle storie tristi che raccontano di abbandono e cattiveria umana.

adozione cani
Lattine con foto per l’adozione dei cani

L’iniziativa è nata insieme al supporto del “4 Luv of Dog Rescue“, un’organizzazione non profit a gestione volontaria, impegnata fin da sempre al salvataggio e alla ricerca di una casa per cani meno fortunati.

Attraverso la distribuzione delle lattine di birra (prodotte in edizione limitata), che al posto della solita etichetta stilizzata mostrano la foto di questi cani, regalano maggiore visibilità aumentando così le probabilità di adozione.

Una cosa non da poco, considerando che l’adozione per cani di questo tipo è molto difficile in quanto, a causa dei loro trascorsi, non possono convivere con altri animali domestici. Sulle lattine sono riportate tutte le informazioni che permettono di entrare in contatto con l’associazione per adottare queste splendide creature.

Una trovata bellissima che merita un futuro longevo per altre iniziative solidali che potrebbero togliere dalla strada altri trovatelli. Ma sopratutto si spera che quest’idea diventi la soluzione che possa restituire felicità a tanti cuccioli che chiedono solo una ciotola e tanto affetto.

Buona birra a tutti.

Birra Peroni: La storia di un birrificio nato a Vigevano

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Nonostante la birra non sia un Made in Italy, non è del tutto estranea allo stivale. In realtà l’industria birraria italiana vanta una storia piuttosto lunga, che va oltre il boom artigianale degli ultimi tempi. A scrivere la storia birraria italiana ci ha pensato il signor Peroni che trasferitosi a Vigevano, grazie ad una splendida intuizione imprenditoriale, intravide tra le bollicine della birra il suo impero.

L’inizio di Birra Peroni

Correva l’anno 1846, quando Francesco Peroni da Galliate (paese d’origine) intraprese l’avventura imprenditoriale che lo portò a Vigevano. La scelta imprenditoriale ebbe diverse motivazioni tra cui la posizione geografica e l’acqua. Infatti in prossimità dello stabilimento scorreva un fiume sotterraneo che divenne fonte di approvvigionamento della materia prima. Nel 1864 lo stabilimento ampliò gli orizzonti, decidendo l’apertura di un nuovo impianto nella neo capitale del Regno d’Italia: Roma.

Piazza Alessandria Roma inizi 900
Piazza Alessandria Roma inizi 900

Negli anni seguenti la crescita industriale del birrificio Peroni, che nel 900 passò sotto la direzione dei figli Giovanni e Cesare, puntò su Bari e Napoli con due nuovi stabilimenti. Mosse astute che furono prova di solidità e stabilità, e diedero slancio al birrificio nel farlo diventare uno dei leader su tutto il territorio nazionale.

La continua crescita economica si orientò anche su progetti internazionali, i quali classificarono Birra Peroni una dei simboli dell’Italian Style. Nel 2003 il birrificio divenne a tutti gli effetti un’industria internazionale, grazie all’ingresso nel Gruppo SABMiller plc, uno dei più grandi produttori di birra presente in 75 paesi dei 6 continenti.

Carro Birra Peroni
Carro Birra Peroni

Nel 2016 avviene la fusione con Asahi, la maggiore azienda birraia giapponese con sede a Tokio. Ad oggi Birra Peroni fa parte del Gruppo Asahi Europe, insieme a Royal Grolsch e Meantime Breweries (rispettivamente produttore di birra olandese e inglese).

La mostra di Vigevano

A Vigevano (comune della provincia di Pavia), presso il Museo dell’Imprenditorialità, viene aperta una mostra che racconta i primi 50 anni di successi della famosa Peroni. La mostra intitolata “Birra Peroni a Vigevano: vocazione d’impresa tra passato e futuro” è l’evento che racconta, attraverso oggetti e documenti, le origini del Birrificio Peroni. Ma anche il perché del legame simbiotico con la città natale divenuta culla dello sviluppo socio-economico della birra più famosa d’Italia.

La mostra a cura di Daniela Brignone, curatrice dell’Archivio storico e Museo Birra Peroni, è stata inaugurata il 19 novembre e sarà aperta fino al 30 marzo 2020. L’esposizione fa parte del calendario della XVIII edizione della Settimana della Cultura d’Impresa di Museimpresa. Realizzata grazie alla collaborazione dell’Archivio Storico di Vigevano e del Consorzio Diapason.

Le dichiarazioni sulla Birra Peroni a Vigevano

Da questa città è iniziata la storia di Birra Peroni” dice Silvia Aloe, External Communication & Public Relations Manager. “In oltre 170 anni l’azienda ha lavorato con una filiera sostenibile che copre tutto il territorio nazionale. Inoltre il legame con le comunità è sempre rimasto il valore che ne ha guidato il lavoro. In linea con il tema scelto della Settimana della Cultura d’Impresa, raccontiamo in questa Mostra la nostra capacità di evolverci e innovare, restando sempre fedeli alla tradizione che ha determinato il successo di Birra Peroni in tutto il mondo”.

La storia di Birra Peroni è davvero bella e particolare. E’ suggestivo sapere che nasce proprio nella nostra città per poi diventare punto di riferimento in Italia ma anche nel resto del mondo, un unicum di cui dobbiamo essere fieri. Vigevano è sempre stata una città a vocazione imprenditoriale, anche per la posizione geografica del territorio. Inoltre stiamo lavorando per rendere ancora più efficace il sistema industriale della nostra città”, riferisce nel corso di una conferenza stampa il Sindaco di Vigevano.

“Vigevano intorno alla metà dell’800 diventa una città industriale, con un forte afflusso di manodopera delle campagne. Questo ha permesso che si sviluppasse una nuova classe dirigente: la borghesia. La quale favorì l’inizio del mercato della birra nella nostra città”, puntualizza Pier Luigi Muggiati, responsabile Archivio Storico del Comune di Vigevano.

“L’evento Birra Peroni a Vigevano è coerente con lo storico ruolo di Diapason Consortium. Ovvero quello di promuovere lo sviluppo territoriale attraverso un’azione di collegamento fra imprese e istituzioni. La storia di Birra Peroni è la testimonianza di un tessuto produttivo che vogliamo comunicare essere ancora vitale e fruttuoso. La Settimana della Cultura d’impresa ci sembra l’occasione ideale per raccontare ogni anno le migliori storie del fare vigevanese”, aggiunge Federica Casella, Presidente del Consorzio Diapason.

(fonte Birra Peroni)

Considerazioni

Il legame di Birra Peroni a Vigevano nasce da una storia legata al successo imprenditoriale ma anche dal supporto di una città che ha saputo dare tanto a un prodotto che ha meritato tanto. Il ricordo di questa storia attraverso testimonianze, oggetti e documenti, fa riflettere sulle potenzialità del bel Paese, che troppo spesso vengono oscurate per lasciare spazio all’import!

Birra Peroni è una delle grandi aziende che nel cuore ha il tricolore, e con orgoglio porta in tutto il mondo italianità e prestigio. Il perfetto esempio da seguire che potrebbe incoraggiare il Paese a investire di più sui propri prodotti e sulla qualità italiana.

Buona birra a tutti

SoloBirra 2020. L’evento della birra artigianale!

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La passione per la buona birra non conosce limiti. Da quando il fenomeno “birra artigianale” ha contagiato il bel paese, eventi e manifestazioni hanno cominciato di conseguenza a prendere piede con maggiore frequenza. Un fattore positivo se si considera l’effetto avuto sui produttori. I quali dedicando esperienza ed energia nella costante ricerca di qualità e perfezione hanno caratterizzato la nascita di prodotti particolari e innovativi. A dare voce all’eccellenza birraria per deliziare tutti gli appassionati e i curiosi della birra dal cuore artigianale, ci pensa SoloBirra 2020. L’ evento organizzato nel quartiere fieristico di Riva del Garda da Hospitality, fiera italiana dell’ospitalità e della ristorazione.

SoloBirra 2020

Arrivato ormai alla quinta edizione, SoloBirra è l’evento ideato per i produttori birrari con l’intento di divulgare la cultura brassicola, attraverso degustazioni, formazioni e concorsi tecnici. Quattro giorni (2-3-4-5 febbraio 2020) di full immersion che daranno soprattutto la possibilità di scoprire e apprezzare l’equilibrio e la magia del mondo birrario.

Per l’evento Riviano sono stati pensati due concorsi:

  • SoloBirra 2020, che premia la migliore birra artigianale;
  • Best Label 2020, che premia la migliore etichetta.

Per il concorso Solobirra 2020 potranno partecipare le birre artigianali non pastorizzate, in commercio e non, realizzate da Birrifici, Beer Firm, Brewery Rent e Brew Pub. Le birre presentate potranno essere iscritte ad una delle 36 categorie in gara. In seguito giudicate da una giuria che valuterà le proprietà organolettiche, designando i primi tre classificati per ogni categoria e la “birra dell’anno 2020“.

Per il concorso Best Label 2020 potranno partecipare i Birrifici Artigianali, Beer Firm, Brewery Rent, Brewery Pub, che abbiano realizzato un’etichetta. Ma il concorso si estende anche a Studi Grafici, di Comunicazione, Progettisti ed Etichettifici che abbiano realizzato un’etichetta per i birrifici precedenti. Una giuria di esperti valuterà l’originalità del concept, qualità progettuale e la forza comunicativa, per eleggere le migliori 3 etichette del 2020.

L’iscrizioni ai concorsi ha già preso il via e durerà fino al 15 dicembre 2019. La quota d’iscrizione è 10,00 € a concorso. Per maggiori informazioni consultare i bandi di concorso reperibili sul sito.

Buona birra a tutti

Centocelle. La birra che lotta contro l’illegalità!

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La lotta all’illegalità è una battaglia sempre esistita che ha coinvolto l’Italia e non solo. Il costante conflitto ha creato un fronte che da una parte ha visto episodi di violenza e brutalità, dall’altra la gente disposta a sacrificarsi per far valere i diritti di libertà e giustizia. La resistenza per rendere quel poco che basta un mondo migliore ha alimentato la speranza di qualcosa di buono, che questa volta ha visto schierarsi a favore della legalità anche la birra nata per Centocelle, un quartiere romano che negli ultimi anni ha visto tempi difficili saturi d’illegalità.

La birra di Centocelle

L’ideale di legalità è stata la scintilla che ispirato la brava gente di un quartiere di Roma, protagonista di molteplici difficoltà legate alla malavita organizzata. Centocelle periferia sud-est del territorio romano, zona eretta dall’imperatore Costantino I e un tempo grande snodo di sviluppo economico, oggi pur essendo tristemente nota per episodi di violenza è la culla di una birra molto particolare.

Pale Ale al gelso
Pale Ale al gelso

Ad alzare la testa è la birreria Maulbeere che ha deciso di dedicare una birra al quartiere di Centocelle. Un modo geniale di dimostrare che la malavita non spaventa la brava gente e lo spirito di giustizia che l’accompagna. La birreria sita in via Gelsi 93 propone una Pale Ale, con la gentile collaborazione del birrificio Tibur Brewing Factory e l’esperienza grafica dell’artista romana Franzine, la quale realizza un’etichetta raffigurante il tram 19 che collega Centocelle alle altre zone romane.

La Pale Ale, delicata e gradevole, si presenta con riflessi dorati e una schiuma compatta dal particolare colore bianco. Al naso regala sentori floreali e fruttati di gelso e mora.

Al gusto invece cambia registro diventando più frizzante con note agrumate e tropicali. Il perfetto connubio tra olfatto e gusto rende questa birra estremamente piacevole.

Considerazioni

La lunga serie di minacce e soprusi rivolti alla povera gente ha fatto si che la malavita, nutrendosi dell’altrui paura, diventasse un mostro grande e terrificante che tutt’ora cammina indisturbato tra le strade. Ma la forza e la speranza alimentano la voce di molti che gridano “basta!“.

Attraverso un modo tanto semplice quanto significativo, con la birra è stato espresso un messaggio intelligente che cerca di combattere la parte marcia della società odierna. Offrendo speranza e lustro a un quartiere macchiato da un nome che non rispecchia e non onora la splendida gente che lo popola.

Buona birra a tutti