La Birra Artigianale in Italia: quattro chiacchiere con Teo Musso del Baladin

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La Birra Artigianale in Italia: quattro chiacchiere con Teo Musso del Baladin
La Birra Artigianale in Italia: quattro chiacchiere con Teo Musso del Baladin

L’Italia è uno dei paesi più belli al mondo, ricco di storia, paesaggi ed eccellenze agroalimentari. Tra le sue radici vanta un patrimonio millenario, reso tangibile nei prodotti e nelle innumerevoli sfaccettature che da nord a sud della penisola caratterizzano l’essenza del Made in Italy. Un essenza per certi versi conservatrice, legata a una cultura che ha difeso e continua a difendere i pilastri dell’italianità, come il vino, la dieta mediterranea e la genuinità dei frutti dalla terra. Una tradizione forte insomma, che da decenni si trova a fare i conti con una bevanda sempre più apprezzata dal popolo italiano, la birra. Ne sa qualcosa Teo Musso, pioniere della birra artigianale in Italia, che prima ancora del manifestarsi della “Primavera della Birra” (voglia di sperimentare gusti, stili e tipologie di questa bevanda) era alle prese nel suo Baladin con spine e boccali.

Dalla birreria al birrificio Baladin: la birra artigianale secondo Teo Musso

birreria le baladin

Per chi non lo conoscesse Teo Musso è colui che nel 1986 a Piozzo (Cuneo) diede vita alla birreria “Le Baladin“, il punto di partenza che 10 anni dopo divenne il suo brewpub. Teo ha scritto la storia della birra artigianale in Italia e continua a farlo con proposte che rispecchiano in ogni bottiglia territorialità, innovazione ed eccellenza.

Oggi il nome del suo birrificio è sinonimo di qualità ma anche di battaglie, in una realtà da sempre devota alla produzione del vino. Battaglie che dopo anni hanno portato alla convivenza di due culture unite dalla passione per la terra e dalla valorizzazione del territorio.

Ma non si tratta solo di terra e territorio. La birra artigianale, diventando anno dopo anno una bevanda sempre più apprezzata, ha favorito la curiosità verso una cultura un tempo completamente sconosciuta o del tutto ignorata. Termini come come IPA, Session, Pilsner o Blanche erano impensabili nella quotidianità di 20 anni fa!

Teo Musso

Sicuramente sono cambiate molte cose – commenta Teo Musso, gestore del birrificio Baladin -. L’evoluzione della conoscenza del mercato della birra artigianale ha fatto si che si ampliasse il numero degli appassionati e di conseguenza ‘la sete’ di sempre con nuove birre d’assaggiare“.

In parallelo – continua Teo – la crescita esponenziale dei produttori ha creato maggiore competizione e ricerca di nicchie di mercato non ancora o poco esplorate. Di qui il proliferare di tanti stili di birra che ciclicamente vengono cavalcati per assecondare la moda del momento. Agli inizi i birrai si ispiravano alle loro preferenze stilistiche senza pensare troppo al mercato. Oggi l’attenzione è più focalizzata al ritorno commerciale“.

Birra e Vino, un paragone possibile?

L’Italia è un patrimonio di tradizioni ed eccellenze che rispecchiano a 360° la bellezza del territorio. Prodotti agroalimentari pregiati sono importati in ogni dove, rappresentando di fatto il concetto d’italianità come simbolo di qualità e garanzia. Tra questi prodotti ovviamente rientrano diversi vini prestigiosi come il Barolo, il Barbaresco, il Brunello di Montalcino, il Chianti e molti altri ancora, che sotto la dicitura DOC e DOCG disegnano l’esclusività di un territorio lodato e invidiato per la sua manifattura in tutto il mondo.

Birra e vino rosso

Ma con tanti vini e prodotti pregiati, sarà mai possibile replicare lo stesso successo con la birra artigianale, considerando l’egemonia delle grandi nazioni a cultura prettamente birraia? Sicuramente paesi come Belgio, Germania e Inghilterra hanno una storia decisamente più approfondita in termini birrai. Tuttavia la cultura birraia italiana può certamente dire la sua!

Baladin vende con successo all’estero – precisa Teo -. Non è facile fare paragoni con il vino perché c’è più confusione sull’origine del prodotto. Il vino viene identificato con l’uva con cui viene prodotto che a sua volta identifica un’esatta area geografica. Per la birra è più complicato. Credo fermamente che all’estero ci sia tanta voglia di Italia birraria ma noi produttori dobbiamo essere capaci di proporre una birra che utilizzi materie prime italiane. Produciamo un prodotto agroalimentare e la provenienza della materia prima, è un valore aggiunto. Questo, ovviamente a patto che i mastri birrai producano birre eccellenti“.

Tuttavia con l’apprezzamento della birra artigianale, in tanti si sono messi a produrla e talvolta solo ed esclusivamente per fini economici. Sebbene nessuno faccia niente per niente e il solo amore per la birra non aiuta a pagare bollette e fornitori, è bene distinguere la passione nel produrre birra da scadenti e ingannevoli prodotti abbelliti dal marketing. “Prima di tutto il prodotto va assaggiato – puntualizza Teo -, ma bisogna anche pretendere di conoscere chi lo produce. Un prodotto artigianale è frutto dell’estensione dell’esperienza dell’uomo, dell’artigiano“.

Il futuro: Birra 100% italiana?

Il presente della birra artigianale in Italia è senza dubbio il frutto delle intense lotte contro il pregiudizio verso un prodotto considerato di “serie B”. In questo Teo Musso e il suo Baladin sicuramente ne potrebbero dire tante, confermando la difficoltà di emergere in un tradizionalismo da sempre legato al vino.

mani nel malto

Eppure se è vero, e lo è, che “Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato“, come disse lo scrittore e filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche, in che modo si potrebbe vedere o sognare la birra artigianale italiana tra 20 anni? “Come mastro birraio innamorato degli ingredienti del territorio – confida Teo – ma anche come presidente del Consorzio Birra Italiana (nato a tutela della filiera agricola italiana), voglio pensarla sempre di più 100% italiana“.

Una prospettiva auspicabile considerando le nuove realtà avviate in tutta la penisola. Iniziative che attraverso la valorizzazione di terreni dedicati a malti pregiati e luppoli di specie anche autoctona, potrebbero essere il trampolino di lancio per un nuovo modo di vedere e degustare la birra artigianale made in Italy.

Tuttavia una grande incognita del futuro è l’approccio della birra artigianale con la Grande Distribuzione. Per un birrificio, infatti, garantire qualità e conservazione con gli attuali mezzi della GDO non cosa semplice. Questo si trasforma ovviamente in un grande disagio per i consumatori che, sempre più coscienti della qualità birraia, la ritrovano solo nei negozi specializzati.

Oper Baladin Roma

Teo Musso e il suo Baladin in termini qualitativi sono sicuramente uno dei punti di riferimento del panorama birraio italiano. Scegliere le proposte del birrificio di Piozzo è una certezza di qualità, creatività e gusto. Segni distintivi di una politica incentrata sulla passione del “fare bene”. Ma tale qualità si potrà ritrovare anche tra gli scaffali del supermercato?

Abbiamo dei prodotti nella distribuzione moderna. La Nazionale e la sua estensione di gamma – rassicura Teo -. Lo abbiamo voluto perché era giusto che chi compra nei supermercati possa trovare Baladin. Tuttavia per noi rimane e rimarrà sempre l’Horeca la distribuzione principale e infatti abbiamo prodotti specifici per la ristorazione, le enoteche e i bar“.

E se la birra artigianale diventasse un sogno nel cassetto?

lettere risiko beer

C’è da considerare che la Primavera della Birra, ha inevitabilmente ispirato molti appassionati a intraprendere un percorso orientato verso la realizzazione della birra in ambito casalingo. L’homebrewing negli anni ha collezionato sempre più sostenitori, grazie ovviamente al crescente panorama birraio e alle piattaforme che hanno ampliato la conoscenza della cultura birraia.

Ma a qualcuno la realizzazione della birra tra i fornelli di casa non è bastata. Preso dall’ambizione nel ripercorre i passi dei grandi birrifici, inesorabilmente ha ponderato l’apertura di un’attività legata al mondo della birra. Certamente non si tratta di un ambito semplice che, oltre ai limiti culturali di una terra da sempre orientata all’enologia, si ritrova a fare i conti con la concorrenza di un prodotto sempre più eccelso.

passi

Di conseguenza, fare birra “in grande” e determinare un profitto non è facile. Perché emergere in un mercato sempre più affollato da birrifici artigianali si trasforma decisamente in un progetto alquanto articolato. Ovviamente la qualità viene e verrà sempre premiata. Tuttavia è bene pensare fin da subito che la strada per arrivare in vetta sarà lunga e in salita. “Occorre fare molta attenzione – precisa Teo -. Passare alle pentole grandi è complicato. Oggi, vendere birra è ancora più complesso di un tempo e creare aziende da zero parecchio costoso anche in termini di comunicazione, perché i tempi si sono ristretti e la competizione elevata a livelli molto alti“.

Per cui è bene pensare in grande, ma è saggio procedere a piccoli passi ben ponderati!

Un ringraziamento a Teo Musso, per il tempo dedicatoci.

Buona birra a tutti.

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