Home News Scarti della lavorazione della birra: la ricerca potrebbe dare loro nuova vita

Scarti della lavorazione della birra: la ricerca potrebbe dare loro nuova vita

0
Scarti della lavorazione della birra: la ricerca potrebbe dare loro nuova vita
Scarti della lavorazione della birra: la ricerca potrebbe dare loro nuova vita

Il 22 aprile è la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), ovvero la più grande manifestazione ambientale che celebra la salvaguardia del pianeta su cui viviamo. Un giorno istituito nel 1970 per sensibilizzare il mondo sull’importanza della conservazione delle risorse naturali, in quanto tutti hanno il diritto etico a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile. Da 51 anni quindi, ogni anno esattamente un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera, si commemora questo grande avvenimento, che attualmente coinvolge 193 paesi dell’ONU. Ma cosa potrebbe mai centrare la Giornata della Terra con la birra? In realtà questa bevanda, nata da intricati processi naturali, un nesso con l’ambiente lo ha! La correlazione non si applica tanto alla birra in se, ma agli scarti derivanti dalla sua lavorazione che, nell’ottica di un’economia circolare, potrebbero contribuire alla risoluzione di molti problemi che affliggono il pianeta Terra.

Gli scarti della lavorazione della birra nell’economia circolare

La Terra è vittima di un circolo vizioso dovuto al devastante impatto che tecnologia e industria hanno sull’ambiente, ormai deturpato e impoverito. La riduzione degli scarti e il loro relativo riutilizzo nei settori produttivi, potrebbe rappresentare il primo grande passo per tagliare di netto il processo auto-distruttivo che corrode i sottili equilibri del nostro caro pianeta.

In quest’ottica, dunque, agisce lo studio americano che verrà enunciato all’American Chemical Society, società scientifica e associazione professionale senza scopo di lucro degli Stati Uniti d’America attiva nel settore della ricerca scientifica in chimica. Si tratta di uno studio che ambisce alla riutilizzazione degli scarti derivanti dalla lavorazione della birra, utili sia come cibo che per ricavare carburante ecosostenibile.

Tempo fa avevamo già toccato l’argomento carburante dalla birra! In Nuova Zelanda la Gull Petroleum e il birrificio DB Breweries idearono una miscela di benzina e bioetanolo derivante dalla fermentazione del luppolo di scarto.

Dalla birra, infatti, si ricavano molti scarti derivanti dai vari processi di lavorazione. La percentuale più cospicua è costituita dai cereali, i quali vanno a finire inevitabilmente tra i rifiuti dei birrifici. Da qui nasce l’idea dei ricercatori Haibo Huang e Yanhong He, del Virginia Polytechnic and State University, focalizzata sulle potenzialità dei residui incredibilmente ricchi di proteine.

La seconda vita degli scarti prodotti dalla birra

L’ingente quantità di fibre contenuta nei cereali di scarto, li rende assolutamente non digeribili per l’uomo. Di conseguenza i due ricercatori ha sviluppato un particolare processo di frazionamento per macinazione a umido, che permetterà di separare la proteina dalla fibra.

Si tratta di un metodo testato con degli enzimi (alcalase, neutrase e pepsina), che consente di ricavare fino all’83% delle proteine contenute nel malto esausto. Inizialmente i ricercatori proposero di utilizzare il ricavato dell’estrazione come sostituto economico e sostenibile della farina di pesce, utile nella nutrizione dei gamberetti d’allevamento. Tuttavia più recentemente è stato valutato l’impiego della proteina estratta come ingrediente nelle diete di consumatori che richiedono fonti proteiche alternative.

Ma c’è dell’altro! I test, infatti, proseguono sull’effetto derivante da una nuova specie di Bacillus lichenformis rinvenuta nel Parco Nazionale di Yellowstone. Questi batteri, per l’appunto, sarebbero capaci di convertite vari zuccheri in 2,3-butanediolo. Si tratta di un composto utilizzato per realizzare prodotti come gomma sintetica, plastificanti e 2-butanolo, alcol secondario infiammabile e incolore.

Gli studi ovviamente proseguiranno! Le ricerche si concentreranno inoltre sulla fattibilità economica del processo di separazione delle proteine dalle fibre, in quanto gli enzimi attualmente impiegati sono particolarmente costosi. Tuttavia Huang e He sperano di trovare enzimi e prodotti chimici green idonei a rendere questo processo ancora più sostenibile, scalabile e conveniente.

Fonte ACS

Buona birra a tutti.

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version